Riceviamo e con vero piacere pubblichiamo un articolo tratto da Epolis Roma del 18/02/08.
Al nostro lettore, precisiamo che, malgrado la condivisione del termine Solidarietà ed emergenza, non condividiamo assolutamente la proposta, in quanto la stessa non tiene nella dovuta considerazione gli elementi che, a nostro avviso, sono prioritari al fabbisogno della casa, ovvero ignorano le risoluzioni afferenti le problematiche da noi rappresentate.
Riteniamo che la giustezza del tema Solidarietà ai senza tetto, possa essere articolato in ambito cittadino, pianificando un’attività costruttiva che vada ad integrare gli stessi nell’ambiente in cui si trovano, senza per questo ghettizzare la persona, oppure costringerla a vivere in un contesto socio culturale, privo delle strutture primarie di cui necessita.
A parer nostro, il riutilizzo degli spazi “caserme” non può essere inserito in un contesto di riqualificazione del quartiere o della Città, infatti, se ci si riferisce al risanamento del degrado, tale attività andrebbe risanata in primis sotto l’aspetto architettonico, e conseguentemente dovrebbe essere strutturata per la nuova destinazione, prevedendone tutti gli aspetti quale: la sicurezza, il buon vivere e, all’assistenza medica da prestare nei casi particolari.
L’emergenza sociale di una Città metropolitana, oltre all’aspetto solidale, deve prevedere un’organizzazione gestionale e di controllo in grado di garantire “i cittadini del quartiere”, quelli assistiti nonché la salvaguardia dell’eventuale degrado, determinabile dalla presenza di innumerevoli assistiti con provenienza multietnico e di culture diverse.
A parer nostro, in questo contesto, vanno coltivati i valori anche e innanzitutto morali che si esprimono nei diritti e nei doveri sanciti nella costituzione; il nostro patto di solidarietà deve essere sancito da una nuova forma di patriottismo che sappia tutelare la libertà e la democrazia di tutti.
A che serve avere un rifugio transitorio “che potrebbe diventare stabile” se alla base non esiste la garanzia di un lavoro?
Il responsabile Nazione del Dipartimento
Domenico SCAMPUDDU