Consumi ko, cresceranno solo dell' 1,1% annuo. Confcommercio: meglio il Sud
Nuova frenata dei consumi nel triennio 2007-2009. Secondo le previsioni dell'Ufficio studi di Confcommercio, contenute nel "Rapporto sulle economie territoriali", gli acquisti delle famiglie italiane cresceranno in media solo dell'1,1% l'anno. L'associazione dei commercianti rivede così al ribasso le sue precedenti stime (gennaio 2008) che parlavano di una crescita dell'1,5% nel 2007, dell'1,3% nel 2008 e dell'1,9% nel 2009.
Nei prossimi tre anni la performance migliore è prevista nel Mezzogiorno, con un aumento dei consumi dell'1,7%, mentre nel Nord-ovest la crescita sarà molto debole (0,6%). Tra le regioni più dinamiche la Campania e la Calabria (+2%), mentre la maglia nera va a Valle D'Aosta, Piemonte e Liguria.
Superiore, ma comunque molto contenuta l'evoluzione dei consumi registrata da Confcommercio nel periodo compreso tra il 1996 e il 2005, con un aumento fermo all'1,4% medio annuo. A registrare il livello più alto di consumi pro capite la Val d'Aosta, con 21.500 euro l'anno, seguita dal Trentino con 18.700 e dall'Emilia Romagna (18.000). Fanalino di coda la Basilicata con 10.800 euro l'anno.
Se i dati nazionali rilevano una crescita limitata vi sono dati che dimostrano che c’è una possibilità su quattro di una recessione mondiale. E questo allarme arriva dal Fondo monetario internazionale che nelle sue previsioni di primavera taglia dal 4,1% al 3,7% la crescita del PIL globale nel 2008, il ritmo di incremento più basso dal 2002. Gli Usa si dovrebbero fermare allo 0,5% quest' anno e allo 0,6% il prossimo.
La zona dell'euro, dove c'è spazio "per un qualche allentamento della politica" monetaria, dovrebbe chiudere il 2008 all'1,3%. I numeri sono contenuti in un 'paper' dal titolo "Documento di base dell'Fmi per l'aggiornamento delle stime globali e regionali".
Lo shock finanziario originato nel mercato sub prime statunitense ad agosto si è diffuso velocemente oltre che in modo imprevisto e ha inflitto danni estesi a mercati e istituzioni nel cuore del sistema finanziario", si legge nel rapporto. "L'espansione globale", prosegue l'analisi, "ha perso intensità di fronte a quella che è diventata la maggiore crisi finanziaria statunitense dai tempi della Grande depressione".
In questo scenario, il Fondo sostiene che c'è il 25% di possibilità che la crescita globale risulti pari al 3% o meno nel 2008 e nel 2009, un andamento che l'istituzione di Washington descrive come equivalente a una recessione mondiale.
"Il rischio maggiore", aggiunge il documento, "deriva da eventi non ancora manifestatisi sui mercati finanziari, in particolare dalla possibilità che le gravi perdite sui crediti strutturati collegati al mercato sub prime statunitense e ad altri settori danneggino seriamente il sistema finanziario del capitale e diano vita a un meccanismo di depotenziamento a cascata che trasformerebbe l'attuale situazione di restrizione del credito in una crisi creditizia a tutto tondo".
Per quanto riguarda le valute, il Fondo ritiene il dollaro ancora sopravvalutato, ma ammette anche che l'euro comincia "ora a posizionarsi dalla parte forte in rapporto ai fondamentali". Lo yuan cinese e' invece definito "sostanzialmente sottovalutato".
La frenata della crescita riguarderà, pur se in misura minore, anche l'Asia. Il Pil giapponese dovrebbe aumentare dell'1,4% a fronte dell'1,5% stimato a gennaio. La Cina dovrebbe invece 'accontentarsi' del 9,3%, con un taglio dello 0,7% rispetto al previsto 10%. Per l'Asia escluso il Giappone il risultato 2008 dovrebbe collocarsi al 7,6% invece che all'8,2%, in base alle stime pubblicate dal Banca per lo sviluppo asiatico. "L'andamento differenziato tra le economie avanzate e quelle emergenti", conclude il Fondo, "proseguirà, con la crescita nelle economie industrializzate destinata a scendere ben al di sotto del potenziale".