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22.05.2007 - Mi gioco il tutto per tutto
 

Intervista al guardasigilli, Clemente Mastella, su legge elettorale e dintorni Mi gioco il tutto per tutto Si fa strada un'idea troppo elitaria della politica di Franco Adriano Con la firma del ministro della giustizia, la petizione sostenuta anche da Italia Oggi per restituire un volto alla politica ha raggiunto quota 10 mila sottoscrittori (raccolti in brevissimo tempo). Non sono poca cosa e ancor di meno non è insignificante che Clemente Mastella abbia deciso di coinvolgersi in un'iniziativa popolare. Tanto più adesso che non fa mistero di vedere come il fumo negli occhi la raccolta di firme per il referendum sulla legge elettorale. «Questione di vita o di morte» per la sua piccola formazione politica. Domanda. Tornare alla preferenza non è un ritorno all'antico? Risposta. Le sembra un discorso nuovo o vecchio dare la possibilità agli elettori di scegliere fra i vari candidati di diversi partiti o all'interno dello stesso partito? Le sembra una posizione vecchia o nuova impedire che siano esclusivamente le burocrazie dei partiti a scegliere i rappresentanti dei cittadini a livello nazionale? D. Va bene, ma allora perché l'aria che tira sembra andare in tutt' altra direzione? R. È chiaro che si tratta di un errore madornale. Di un'idea elitaria della politica. Per le comunali abbiamo le preferenze. Per le elezioni provinciali ci sono le preferenze. Per le regionali il cittadino-elettore può esprimere la propria preferenza. Allora, non si spiega (o, meglio, si spiega benissimo) perché a livello nazionale questo sistema debba essere demonizzato. D. Quando si parla della possibilità di esprimere una preferenza non significa limitarsi al solo sistema proporzionale. Lei, per esempio, come vedrebbe la possibilità di tornare ai collegi uninominali del Mattarellum? Lì in qualche misura è fatto salvo il rapporto eletto/elettore... R. Potrebbe, al limite, essere una soluzione. Piuttosto di arrivare al referendum... Si dovrebbe prevedere, però, la possibilità per un cittadino che sia forte sul territorio di un collegio di candidarsi semplicemente raccogliendo un certo numero di firme, proprio come prevede la petizione che stiamo sostenendo. D. Lei nel giorno in cui si è avviata la raccolta delle firme per il referendum di modifica della legge elettorale si è detto pronto a gettare nella crisi il governo Prodi. Occorre però dire che l'ha fatto anche sui Dico e altre volte ancora. Bisogna crederle? R. Questioni come la famiglia, le pensioni vengono prima di ogni altra cosa, ma se vogliono toglierci lo spazio politico vitale per occuparci anche di questi problemi, non vedo perché non si possa reagire con tutti i mezzi possibili. Anche perché la legge elettorale è diventata una specie di pendolo che oscilla in troppe direzioni e non si capisce bene dove si vuol andare a parare... D. Ma nel Palazzo a che punto si è con la soluzione del problema? Si è appena cominciato, si è a metà del guado o si è quasi arrivati? R. Io so soltanto che carsicamente avanza il referendum elettorale e se dovesse passare questa ipotesi fa-remmo valere immediatamente tutti i nostri avamposti regionali, provinciali e comunali dando battaglia laddove è possibile... D. In questo clima, in tanti parlano di crisi irreversibile della politica. Ma ci sono anche nuovi segnali. Dalla moltitudine scesa in piazza a San Giovanni per il Family day, cui lei ha partecipato, per esempio, potrebbe nascere qualcosa di concreto da un punto di vista politico? R. In queste condizioni sarebbe pure auspicabile. Io, almeno, ci spero.


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