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29.10.2010 - IL PAESE REALE E' STUFO, URGE UN ACCORDO BIPARTISAN |
da "L'inClemente", del 29 ottobre 2010, Rubrica del Nazione-Carlino-Giorno |
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C’è un dato che dovrebbe preoccupare tutte le forze politiche, di maggioranza e di opposizione: la crescente disaffezione dei cittadini per la politica e il loro progressivo allontanamento dalle urne. Un trend che sta andando avanti da diverso tempo e che, purtroppo, nessuno fa niente per invertire. Eppure, la medicina ci sarebbe: è quella del buon senso. Sarebbe sufficiente cominciare ad occuparsi seriamente, e a tempo pieno, dei problemi “veri” del Paese. Che non sono quelli sui quali da mesi le due coalizioni si stanno logorando. Alle migliaia di dipendenti delle aziende in crisi che hanno perso il loro posto di lavoro, ai giovani che hanno superato la trentina e non possono sposarsi perché non hanno ancora un’occupazione e non riescono a pagarsi un affitto di casa, alle tante vittime delle malasanità, ai napoletani di nuovo alle prese con i rifiuti e le discariche, per citare solo alcune situazioni fra le più emblematiche, poco importa della reiterabilità o meno del lodo alfano o di una riforma elettorale alla francese o sul modello tedesco, del governo tecnico o di unità nazionale. Pretendono invece, per tornare a credere nelle istituzioni, che gli eletti dal Popolo si confrontino e, al limite “litighino”, ma sui temi scottanti dell’attualità economica e non sui sommi sistemi. E’ quando non si fa così che la gente perde la fiducia nel “Palazzo” e si allontana dalle urne. Un fenomeno che parte da lontano, dai tempi della fine della prima Repubblica, ma che oggi sta diventando drammaticamente attuale. Proprio in questi giorni un sondaggio dell’EMG attribuisce all’area del non voto, tra astensionisti e indecisi, una percentuale che si attesterebbe intorno al 44 per cento: quasi il cinquanta per cento del corpo elettorale. Un dato estremamente preoccupante, solo che lo si raffronti con il “tetto” dei due maggiori partiti: il 28,9 del Popolo della Libertà e il 26,4 del Partito Democratico. In una situazione da vero e proprio “allarme rosso” mi permetto, da osservatore esterno, di avanzare una proposta: Una accordo trasversale che per un anno metta la sordina alle polemiche che hanno animato l’estate e concentri l’operatività dei partiti di governo e delle opposizioni sulle reali esigenze degli italiani e solo tra dodici-quindici mesi, nel 2012, superate le inevitabili contrapposizioni delle campagna elettorale per le amministrative della prossima primavera e recuperato un qualche feeling con l’elettorato sulla base delle soluzioni trovate o concretamente avviate sui problemi più urgenti, tornare al voto e democraticamente misurarsi sulla base di due diverse e alternative ricette per lo sviluppo del Paese.
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