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25.09.2006 - Il ministro della Giustizia preoccupato che anche le intercettazioni autorizzate dai magistrati perdano credibilità
 
"Devo garantire processi regolari"Mastella: ho nostalgia di Sip e Stet, non avevano così tanti debiti LIANA MILELLA ROMA — Clemente Mastella che indaga su Telecom. Lei, da Guardasigilli, non va oltre i suoi compiti?«Alcuni parlamentari mi hanno chiesto di sospendere l'attività che la Telecom svolge per il ministero. Anziché farlo, ho deciso di promuovere un accertamento di natura amministrativa per garantire investigazioni e processi. È un'indagine tecnica e la farà il direttore dell'organizzazione giudiziaria Claudio Castelli. Qualora ci fossero, eliminerò i detriti, ma non posso criminalizzare l'intera azienda perché commetterei un atto perverso verso i lavoratori». Quindi non agiranno i suoi ispettori?«Mi spiego con un esempio. Se in una scuola c'è un episodo di avvelenamento prodotto dalla refezione scolastica si sospende la fornitura per fare una verifica. Ho scelto una soluzione mediana per svelenire il pozzo. Voglio garanzie, non affossare l'azienda. Io sono affezionato alla vecchia Stet e voglio capire perché Telecom è gravata di debiti, mentre Stet e Sip nonio erano. Perché prima erano in attivo e oggi sono in passivo? E il frutto della privatizzazione? Se dovessi fare un'analisi comparata tra allora e oggi dovrei dire viva Stet e Sip». Dice che bisogna ripubblicizzare Telecom?«L'economia è fatta di cifre e di numeri. Io dico: portatemi le cifre, quelle di Stet e Sip e quelle di Telecom. Mi limito a un confronto, ieri e oggi. E cominciamo a discutere dei 40 miliardi di debiti». L'indagine non duplica gli accertamenti del Garante?«Rappresento il governo, non il Parlamento. Il Garante risponde alle Camere che devono porsi il problema. È inutile creare le Authority se poi non gli si danno i poteri. E dopo gli toccano anche i mezzi altrimenti è un'Authority da grida manzoniane». Se l'aspettava che molte toghe bocciassero il di perché non si possono distruggere su due piedi dei corpi di reato? «Da una fonte inquinata non potrà mai venir fuori acqua buona. Questa non è un'attività investigativa autorizzata, ma intercettazioni carpite al di là di ogni regola morale. La gente che ci è finita dentro non sa perché è coinvolta in questi annali dell'immoralità. È un'attività illegale che non va in alcun modo utilizzata. E va prosciugata la fonte inquinata all'origine. Voglio difendere il cittadino comune e garantire i diritti fondamentali». Così non si distruggono pure le prove?«Anche nell'opposizione, che è favorevole, c'è chi, come la Lega, manifesta qualche dissenso. Ma quel che conta è un accordo di fondo. L'obiettivo è annullare il valore probatorio perché un'attività criminosa non può produrre informazioni credibili». Non sarebbe meglio conservare le carte in un archivio riservato?«No, perché riguarda una materia diversa, lì devono starci gli atti leciti. Lo dico anche a favore dei magistrati. Ma perché c'è questa curiosità morbosa di conservare una fonte cui poter comunque attingere? E se poi si verifica una fuga di notizie che inquieta l'opinio-ne pubblica e inquina la vita politica, economica, finanziaria? No, sono per bruciare tutto come succede per le cose eretiche e come dev'essere per questa che è una grande eresia morale». Date troppi poteri ai pm a danno dei giudici? «Una volta che uno glieli dà, stai a vedere che non li esercitano: sarebbe un abuso di potere che mi preoccupa». Ma da Milano emerge che nei dossier non ci sono intercettazioni vere e proprie. Il decreto non è eccessivo?«Vorrei sapere chi dà queste notizie e mi allarmo perché come ministro non le ho. C'è un'altra stranezza: escono mille nomi di gente intercettata, politici, imprenditori, banchieri. All'improvviso non ci sono più notizie. Diceva Andreotti che a pensare male si fa peccato ma ci si prende. Nessuno credeva al decreto e allora nomi e intercettazioni c'erano; ora il di c'è, ma si dice che non c'è più nien-te. Se fosse così, sarebbe preoccupante. E comunque, se questa legge dovesse salvaguardare la privacy di un solo cittadino su 58 milioni, sarebbe l'unica legge ad personam che mi sento di fare». I giornalisti dicono che il dl è un bavaglio.«Ma che bavagli e museruole. Sono un meridionale nato sotto il segno dell'Acquario e vivo all'insegna della massima libertà e curiosità intellettuale, ma devo garantire le prerogative costituzionali di uno che viene fottuto due volte, la prima perché spiato, la se-conda perché si vede uscire le sbobinature sui giornali». Ieri però i giornalisti sono stati già cacciati dalla procura.«Mi dispiace ma non è merito né demerito del decreto. Da giornalista ho sempre guardato ai colleghi Usa che facevano dimettere un presidente. Mi piace il giornalista che fa indagini, non quello che si li-mita a ricevere le carte. L'esercizio passivo e inerziale non è buon giornalismo». Dica la verità, avete avuto una "paura bipartisan" che uscissero carte sui politici e così vi siete messi d'accordo sul dl?«Non c'è stata alcuna paura, solo una forte preoccupazione democratica che ha messo assieme Unione e Cdl». Ammetterà che la convergenza fornisce un "aiutino" a Prodi in difficoltà per Telecom. «Lui non c'entra. Il di gliel'ho proposto io e lo ringrazio per aver accolto la mia sollecitazione. Cossiga mi ha telefonato per dirmi che ho fatto bene». L'accordo non l'avvantaggia per l'ordinamento giudiziario? «Se si fidassero un po' di più si potrebbe fare un passo avanti anche lì. Purtroppo non sarà così. Anche se, mantenendo fermi i programmi e senza avventurarsi in disinvolture acrobatiche, l'opposizione potrebbe guardare con interesse a una riforma che rispetta magistrati, avvocati, cittadini». Che ha fatto quando ha letto che il suo ex braccio destro Brachetti veniva spiato?«Dopo 30 anni di vita politica, se avessi scheletri nell'armadio non alzerei la voce. Ho la coscienza apposto per andare avanti. Anche se è ovvio che chi ha pedinato lui voleva fottere me». Lei come si tutela? Ha cambiato il cellulare? Ne ha uno svizzero?«Non li ho cambiati neppure quando sono diventato ministro. Invito tutti a essere sereni. Nessuno vi sputtanerà. Potete parlare con chi volete e stare tranquilli. Vi ricordate quella pubblicità, "gigante, pensaci tu?". Non ci sono nubi, torna il sereno».

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