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07.08.2006 - “Mastella: larghe intese? No, si governa anche con due voti in più”
 
Alle larghe intese Clemente Mastella non crede. E' convinto che Pier Ferdinando Casini e gli altri esponenti della Casa delle libertà che rilanciano il dialogo lo facciano strumentalmente. E comunque il leader dell'Udeur invia un avvertimento agli alleati, non si sa mai vi sia chi intende allargare la maggioranza: «Voglio dirlo con nettezza — ammonisce il Guardasigilli — questo è il massimo punto di equilibrio raggiunto dal centrosinistra: qualsiasi cosa si tenti di fare per cambiario, si scompagina tutto». Che significa «si scompagina tutto»» ministro, si può spiegare meglio? «Se viene fuori che per garantire la governabilità bisogna cambiare assetto salta il banco, perché per J'Udeur ma anche per un altro partito di centro come la Margherita si porrebbe un problema. Io sto dimostrando un grado enorme di lealtà, però...». Però... «Se cambiasse l'attuale equilibrio della maggioranza si dimostrerebbe che il centrosinistra com'è oggi, cioè una coalizione basata su un asse più di sinistra che di centro, non è in grado di governare. Cadrebbe quella formula e noi di centro ce ne andremmo. Ma a quel punto, è chiaro che non si potrebbero inventare cose strane: si dovrebbe votare. E la sinistra non andrebbe più al governo se non nel 2500 dopo Cristo, perché avrebbe reso evidente il fatto che non è in condizioni di guidare il Paese». Ma il tema delle larghe intese è entrato nel dibattito politico. “La verità è che c'è una grandissima confusione perché non si riesce a distinguere — e magari non lo si vuole — tra la grande intesa in termini di governo e quello che invece è il patto costituzionale che riguarda le forze politiche di maggioranza e opposizione su alcune grandi questioni che attengono alla vita delle istituzioni. Comunque il governo delle larghe intese non è praticabile: non ci sono le condizioni. E' una discussione sul nulla”. Però parte della Cdl ammicca e Casini ha anche detto che il centrodestra non può porre veti su Prodi. «La cosa più singolare è che l'opposizione sì sfrangia nel chiedere il confronto e ogni partito va alla ricerca di un proprio separato dialogo. Qualcuno lo fa ritenendo che il cavallo dì Troia possa essere Rutelli, qualche altro punta su Marini, poi c'è chi come Casini pensa che il cavallo di Troia della situazione possa essere lo stesso Prodi. Ma Casini e gli altri della Cdl stanno solo giocando una partita tutta interna, che riguarda la leadership del centrodestra». Lei ritiene sul serio che la maggioranza possa andare avanti in queste condizioni? «C'è chi ha previsto che saltiamo sulla Finanziaria. Ma anche Fini sì è già dovuto ricredere. Certamente ci sarà l'atteggiamento terragono del ministro dell'Economia di fronte a ogni richiesta che gli arriverà ma mi pare evidente che la Finanziaria partirà in un modo e arriverà in un altro, e cosi non ci divideremo». Ma avete solo una manciata di voti in più al Senato. "E' vero, la maggioranza ha una fragilità numerica. Ma in democrazia si governa anche con un voto in più, non è un problema». Se lo dice lei... «C'è solo una cosa che potrebbe rivelarsi un problema. E' la difficoltà che nasce dallo sfilacciamento all'interno di alcuni partiti. Basta vedere, chessò, i dissidenti della sinistra per quel che riguarda la politica estera. O i cosiddetti zapateristì che non hanno ancora capito che Zapatero è una meteora mentre Roma capitale del mondo cattolico ci sarà sempre". Ora sembra meno ottimista, ministro. «No, ripeto quello che ho detto: il governo non ha un problema di numeri. L'esecutivo può saltare solo per colpa di quella sinistra che ha una vocazione velleitaria a essere contro, che preferisce scendere in piazza a manifestare contro Berlusconi, piuttosto che governare l'Italia al suo posto. C'è chi ha tentato dì tenere a bada questi personaggi della sinistra dicendo: "Attenti, se non state tranquilli torna il Cavaliere'. Ma è un altolà che non mi piace anche per una semplice ragione: quando non c'è più Berlusconi che facciamo? Troviamo un altro ba-bau, un altro uomo nero? Ma se questa sinistra la smette con il velleitarismo possiamo andare avanti senza problemi anche con soli due voti in più al Senato». Maria Teresa Meli

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