<<L’eutanasia non è una risposta per nessuno e tanto meno per il sofferente, ma solo un demagogico escamotage politico. La morte non può essere una risposta al dolore e al disagio psicologico del sofferente>>.
E’ secco il <<no>> che proviene direttamente dal Responsabile Nazionale dell’Udeur per le Politiche della Bioetica e consigliere regionale, Wanda Ciaraldi, che interviene perentoriamente in merito alla polemica sorta sul tema dell’eutanasia per il caso Welby.
<<Le istituzioni – precisa il Responsabile Nazionale dell’Udeur per le Politiche della Bioetica Wanda Ciaraldi – si devono adoperare per difendere la vita dei cittadini e per migliorarne le condizioni in ogni ambito, soprattutto quello sanitario. L’eutanasia, più volte invocata in casi sanitari difficili o disperati, non è una vera risposta ai bisogni dei malati e dei loro familiari in quelle drammatiche circostanze. Al contrario, è solo un escamotage demagogico del politico di turno per scrollarsi dalla coscienza queste difficili ed incresciose situazioni invece di affrontarle. Infatti – prosegue a spiegare il consigliere regionale dell’Udeur, Wanda Ciaraldi -, il dramma umano in cui versano queste persone e le loro famiglie è troppo spesso acuito dall’emarginazione e dall’isolamento in termini di cure e prestazioni sanitarie a cui sono abbandonati. Di qui la disperazione del malato, che si sente di peso alla famiglia e privato di ogni brandello di dignità umana, e quella della famiglia, che si sente inerme ed abbandonata di fronte ad una situazione di dolore e sofferenza insormontabile>>.
<<A tal proposito – precisa ancora il consigliere regionale Wanda Ciaraldi – la pratica dell’eutanasia risulta maggiormente inopportuna anche se si pensa alla valorizzazione delle cure palliative nell’ambito dei programmi sanitari regionali. Se utilizzate correttamente, le cure palliative possono ridurre al minimo le sofferenze e i casi non trattabili in cui si potrebbe essere tentati al ricorso all’eutanasia; le due pratiche, infatti, sono speculari ed antitetiche, perché, cedendo all’eutanasia, si tolgono dignità e risorse ai progressi compiuti nell’ambito delle cure palliative che servano per alleviare la sofferenza e accompagnare il paziente verso la fine della sua esistenza>>.
<<In qualità di medico – sottolinea il Responsabile Nazionale dell’Udeur per le Politiche della Bioetica, Wanda Ciaraldi - e di rappresentante istituzionale, mi sembra che sponsorizzando il ricorso all’eutanasia si perda di vista il reale scopo di tali figure che è quello appunto di tutelare la vita. L’esistenza umana contempla diverse sue fasi e, purtroppo, in esse c’è anche quella del dolore e della sofferenza fisica per quanto ingiuste ed ingrate appaiano e il nostro compito è quello di alleviarle. Non si può, comunque, prescindere dal fatto che uccidere una persona, per quanto sofferente essa sia, è comunque un omicidio ed un sopruso sulla vita dell’altro. Siamo tutti pronti a condannare il suicidio per motivi psicologici e sociali, ma non ci scandalizziamo nel voler dare la morte per sofferenza fisica>>.
<<Per quanto riguarda, invece, il testamento biologico penso che possa essere preso in considerazione, a mio avviso, solo nella misura in cui esclude in tutte le sue forme l’eutanasia e il riferimento all’accanimento terapeutico, una pratica che troppo spesso risulta essere peggio del male>>.
<<Invece di pensare a forme di uccisione “legalizzate” – conclude il Responsabile Nazionale dell’Udeur per le Politiche della Bioetica Ciaraldi – sarebbe il caso che le istituzioni di ogni ordine e grado si adoperassero sinergicamente per assistere al meglio i pazienti e i familiari di quanti versano in condizioni drammatiche al fine di dare reali e concrete risposte alle loro molteplici esigenze, rispettando così la loro dignità>>.
Roma, 14 dicembre 2006
|