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03.07.2006 - "Io ho accettato l'Ici per la Chiesa la sinistra non può dire no alla Nato"
 
Il ministro Mastella lancia la controffensiva centrista: se i ribelli pacifisti votano no si torna alle urne ROMA — «Quando sento Marco Rizzo del Pdci che dice "io sono contro la Nato", mi chiedo: allora perché vi siete messi con me e con il mio partito?». Clemente Mastella ragiona a voce alta: «E pensiamo alla bioetica, oppure se noi dell'Udeur avessimo alzato il totem della detassazione dei beni ecclesiastici, invece crediamo sia giusto un sacrificio anche da parte della Chiesa... dove sarebbe andata a finire l'alleanza?». La controffensiva del leader dell'Udeur e ministro della Giustizia comincia da qui: «Se tutto quello che sta facendo la sinistra radicale sull'Afghanistan serve per recuperare voti e consensi a sinistra, se è scattata una forma di egoismo partitico, perché devo perdere io al centro? Agli squilli di tromba a sinistra, io al centro risponderò colpo su colpo. La sinistra radicale rischia di riportarci al voto». Ministro Mastella, se la sinistra radicale continua nel suo dissenso sull'Afghanistan si torna alle urne, come ha già detto il responsabile della Difesa, Arturo Parisi? «Però Parisi non rappresenta un partito. Se lo dico io assume il peso della posizione di un partito della coalizione che intima l'alt. Per la mia esperienza politica la situazione è rischiosa. I "ribelli" sono al Senato. Avvenisse alla Camera, sarebbe politicamente scorretto, ma aritmeticamente superabile». E invece, trattandosi del Senato il rischio è più alto? «In questo caso si vengono a mescolare due elementi: non c'è più la maggioranza perché non c'è più dal punto vista numerico, e al tempo stesso si decompone la coalizione. Quando abbiamo sottoscritto l'impegno programmatico, sapevo che noi centristi dovevamo allentare la presa su alcune questioni. Per restare alla politica estera, sull'Iraq. L'Udeur ha votato a favore della missione irachena. Tra Iraq e Afghanistan c'è una forte differenza, però i connotati dell'alleanza dell'Unione non possono venire meno e prevedono un rapporto solido con la Nato e gli Stati Uniti». La controffensiva dell'Udeur da dove potrebbe cominciare? «Penso alla bioetica. Ripeto, noi non abbiamo detto no all'Ici sui beni ecclesiastici. Quindi, non è che i centristi devono assumersi ogni responsabilità e altri devono lasciare via libera a chiunque esprima problemi di coscienza, a parte il fatto che non credo di essere meno pacifista di Malabarba». Deve ammettere che sull'Afghanistan Verdi, Rifondazione e Pdci hanno sempre votato contro la missione. «Allora non bisogna fare alleanza. Se una parte della sinistra è o decide di essere minoritaria a vita, è una scelta. Però non si può usare l'alleanza per le comodità e non perle scomodità. Io allora chiedo: perché mi avete disturbato, se la pensavate così?». Per mettere i dissidenti dell'Unione in riga serve il voto di fiducia? «Non è una caserma, non c'è da mettere in riga nessuno. Ma la fiducia in una situazione debole e contratta dal punto di vista numerico, non è la strada da percorrere. Bisogna puntare a un'intesa. Con la fiducia puoi finire cornuto e mazziato, non ci sarebbe più il soccorso dell'Udc». Lei vede di buon occhio l'intesa bipartisan con il centrodestra sulla politica estera? «La mia proposta è quella di fare della politica estera un elemento unitario che prescinda dai governi che si alternano alla guida del paese». Però le piacerebbe una prova generale di Grosse Koalition? «Non ci penso proprio. A un partito piccolo come il nostro le Grandi coalizioni non servono, ti ingurgitano e basta. L'offerta di Casini è apparentemente nobile, ma è anche una contrapposizione strategica a Berlusconi». Voterà la mozione sull'Afghanistan della Cdl? «Mi comporterò secondo il criterio della coalizione, non vado da solo». RESPONSABILITÀ' Non è che l'Udeur si assume tutte le responsabilità e gli altri danno libero sfogo a ogni problema di coscienza

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