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23.06.2006 - Palazzo dei Marescialli favorevole al ddl Mastella:
 
giudizio positivo. Ma chiede una moratoria di un anno Csm, sì alla sospensione della riforma Il Csm promuove il ddl presentato dal Guardasigilli Clemente Mastella per sospendere i decreti legislativi della riforma dell’ordinamento giudiziario. Con sedici sì, quattro no e la consueta astensione del vice presidente Virginio Rognoni, il plenum di Palazzo dei Marescialli dà una valutazione «ampiamente positiva» sulla moratoria. Con un unico rilievo: il primo marzo dell’anno prossimo, termine finale di sospensione fissato nel disegno di legge, «potrebbe non essere adeguato». Tenendo conto dei tempi necessari all’esame e all’approvazione, infatti, si corre il rischio che «non possa essere interamente utilizzato il termine stesso». Per questo, il Csm suggerisce che «la durata della sospensione decorra dalla data di entrata in vigore della legge». E si protragga per un anno, non per otto mesi come previsto nel ddl Mastella. In questo arco di tempo, il governo deve impegnarsi nella cancellazione «dei profili di illegittimità costituzionale» della riforma Castelli, che minano l’efficienza del sistema giudiziario, come già denunciato in passato da Palazzo dei Marescialli. E il primo passo per avviare questo processo di revisione è il via libera del ddl in tempi brevi. Solo così il governo eviterà «effetti irreversibili» sul sistema giudiziario italiano, mentre con l’introduzione di una norma studiata ad hoc potrà tentare di «eliminare o quanto meno minimizzare gli effetti negativi già prodotti». Tra questi, «l’estinzione di un consistente numero di procedimenti disciplinari, il blocco dell’attività della procura generale della Cassazione e della sezione disciplinare oltre che la stasi dell’attività del consiglio in tema di accertamento delle situazioni di incompatibilità». In particolare, il Csm ha calcolato che salterebbero addirittura il 40 per cento dei procedimenti disciplinari pendenti al 31 ottobre 2006. Una volta arginati gli effetti della riforma, occorre intervenire sui «vizi di incostituzionalità» attraverso «interventi normativi correttivi», volti a riorganizzare «interi settori dell’apparato giudiziario». Ma prima di tutto tali correzioni devono puntare a sanare il «vulnus» alle prerogative dello stesso Consiglio superiore della magistratura, «restituendo le competenze costituzionalmente previste», ristabilendo «gli equilibri istituzionali» e «prevenendo nel contempo un probabile futuro contenzioso». Inoltre, il parere presentato dalla sesta commissione e approvato in plenum mette ancora una volta l’accento sul sistema dei concorsi, auspicandone la sostituzione con «una normativa che preveda l’effettiva e rigorosa valutazione di professionalità». E da Palazzo dei Marescialli colgono pure l’occasione per sottoporre all’attenzione del nuovo ministro della Giustizia la legge del 1990, in base alla quale i magistrati della segreteria e dell’ufficio studi del Consiglio sono stati sostituiti da pubblici funzionari. Il Csm chiede l’abrogazione definitiva della norma, affidando tali incarichi alle toghe.

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