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20.06.2006 - Il ministro: se il Polo fa le barricate non resteremo nella palude
 
Giustizia, Mastella insiste "Se serve porrò la fiducia" LIANA MILELLA ROMA - L'aveva già detto a Mosca giovedì scorso quando era alla sua prima riunione internazionale per il G8: «Se l'opposizione farà le barricate sarò costretto a chiedere a Prodi di mettere la fiducia sul disegno di legge per l'ordinamento giudiziario». Il ministro della Giustizia Clemente Mastella lo ha ribadito ieri a Milano nel corso della sua prima visita a uno degli uffici giudiziari più importanti d'Italia: «Deciderà il presidente del Consiglio con la collegialità del governo. Certo è che non possiamo far fìnta di nulla ed entrare nella palude. Dalla palude bisogna uscire». Parole strategiche perché pronunciate proprio nel primo giorno in cui due decreti fondamentali della riforma Castelli - la nuova organizzazione delle procure e le nuove regole per la giustizia disciplinare obbligatoria-entrano a pieno regime. Parole che suscitano subito due reazioni contrastanti. Positiva e soddisfatta quella dell'Anni, furiosa e minacciosa quella degli avvocati penalisti. Il segretario del sindacato dei giudici Nello Rossi parla di «un'idea sensata, ragionevole e assolutamente necessaria considerati i guasti gravi e irreparabili che deriveranno dall'applicazione della riforma anche per un solo giorno». In direzione nettamente contraria il commento del presidente delle Camere penali Ettore Randazzo che minaccia di ricorrere a più giornate di sciopero se il governo manterrà il progetto di ricorrere al voto di fiducia. È molto polemica contro il Guardasigilli Mastella la nota dei penalisti che hanno già deciso una prima astensione per martedì 27 giugno, proprio il giorno in cui il ministro illustrerà il suo programma di governo alla commissione Giustizia del Senato. Randazzo parla di programma elettorale del governo violato, di «disponibilità al dialogo dell'opposizione» ignorata, e tutto «pur di soddisfare le pretese sindacali dei magistrati in barba ai diritti dei cittadini e alle proteste degli avvocati». Sembra di sentire le adirate parole dell'ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga che, nonostante il rapporto di amicizia con Mastella e il suo voto favorevole al governo Prodi, ha ribadito che non voterà a favore del ddl che sospende l'ordinamento. Espressioni dure contro il Guardasigilli «ormai ostaggio della potente lobby politico-sindacale e quasi eversiva dell'Anni, un ministro indecentemente e illecitamente sotto minaccia e ricatto di appartenenti alla magistratura». Mastella, d'altra parte, ha poche vie d'uscita. Il suo reiterato appello all'opposizione per cercare di modificare insieme la riforma è caduto nel vuoto, né forse poteva essere altrimenti. Ancora ieri un no deciso è venuto dal forzista Gaetano Pecorella, ex presidente della commissione Giustizia della Camera: «Non si può tentare di coinvolgere l'opposizione solo quando fa comodo alla maggioranza, come ha già tentato di fare Mastella per amnstia e indulto. Un accordo ci può essere, ma deve trattarsi di un'intesa a 360 gradi, non può riguardare solo un determinato aspetto come le intercettazioni. E deve includere lo stop al congelamento della riforma dell'ordinamento giudiziario. La Cdl non può essere chiamata a fare da quarta gamba alla seggiola quando serve, per poi rimanere inascoltata su tutto il resto». La risposta di Mastella, che non vuole perdere la sua prima battaglia, è stata il guanto di sfida della fiducia.

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