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19.06.2006 - «Basta con questo Grande Fratello, interverrò» |
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II Guardasìgilli Mastella: accordo tra i Poli e il governo farà un disegno
dì legge per colpire chi viola la riservatezza
ROMA - Appena insediato in via Arenula, in pieno scandalo del calcio, il
Guardasigilli Clemente Mastella ha voluto scrivere ai presidenti dei
Tribunali e ai procuratori della Repubblica per inviare loro un indirizzo di
saluto con il quale, tra l'altro, sollecitava: «Vi prego di osservare il
massimo della vigilanza per evitare l'indebita divulgazione del contenuto
delle intercettazioni telefoniche e ambientali».
E ora che un nuovo ciclone mediatico-giu-diziario si è scatenato, il
ministro ha qualche preoccupazione in più: «Sì, sono allarmato perché questo
andazzo non può continuare. Fino a quando si guarderà nell'orto del vicino,
non usciremo da questa palude che, ormai, è invasiva della sfera privata dei
cittadini: se facciamo finta di niente quando le intercettazioni riguardano
gli avversari e ci indigniamo solo quando la tempesta investe gli amici, non
ne usciamo mica. Non possiamo solo stupirci. Dobbiamo fare qualcosa di più,
insieme. Perché, a forza di mettere sale su sale, si allarga la ferita e
aumenta il rancore dei cittadini verso le istituzioni e i partiti».
Ministro ce l'ha con i magistrati che, talvolta, vengono accusati di non
custodire bene i verbali?
«A volte i magistrati sono accusati ingiustamente perché quelle carte ce
l'hanno in tanti: la polizia giudiziaria, il personale amministrativo, gli
avvocati. Spesso non sono i pubblici ministeri. Per questo occorre vigilare
su tutti i pubblici ufficiali che sono responsabili delle intercettazioni e
dell'uso successivo che se ne fa».
Stavolta però si tratta di atti depositati dal Gip di Potenza per le parti.
Da giorni, gli avvocati avevano ritirato le copie.
«Certo. Si tratta, dunque, di evitare di inserire nel materiale probatorio
fatti che sono del tutto estranei all'oggetto dell'indagine. Cose che
riguardano la condotta morale o sociale delle persone devono rimanere fuori
dai brogliacci e dai verbali. Anche se da queste storie esce uno spaccato
sociale che magari non si accetta, l'aspetto morale va tenuto fuori».
Per intenderci: l'Sms spedito da Anna Falchi al promesso sposo Stefano
Ricucci, inserito nell'ordinanza del giudice e poi pubblicato dai giornali,
rappresentava già la scorsa estate un limite invalicabile della privacy?
«Quell'Sms della Falchi era un messaggio privato. Ma quante persone sono
state rovinate a causa delle intercettazioni divulgate e pubblicate dai
giornali? Ecco, francamente occorrerebbe più rispetto per le persone, per le
famiglie».
Le intercettazioni andrebbero regolamentate con più rigore come ha provato a
chiedere il governo Berlusconi?
«Le intercettazioni sono fondamentali per le indagini sulla criminalità
organizzata e sul
terrorismo: i magistrati non possono fare a meno di questo strumento
investigativo. Però...».
Però?
«Anche il legislatore stabiliva che ci dovessero essere precisi limiti
all'ammissibilità delle intercettazioni e tutto ciò testimoniava la
preoccupazione per un uso che può diventare un po' disinvolto di questo
mezzo di prova. Ecco, le cronache recenti confermano quanto fossero fondate
quelle preoccupazioni: assistiamo, infatti, a fenomeni di inutile
divulgazione o di abusiva divulgazione sul conto di persone che, a volte,
sono estranee ai fatti sui cui si indaga o, comunque, con riferimento a
profili della sfera personale che sono privi di
rilievo penale. Alla fine, anche se non c'entri, gli effetti della "gogna
mediatica" saranno certamente lesivi della tua reputazione. Anche perché,
poi, non hai modo di rimediare».
Ormai le intercettazioni entrano in camera da letto.
«E' una zoomata continua, un Grande fratello. E questo è ingiusto, anche
cristianamente, perché provoca conseguenze gravissime a livello familiare e
sociale. E' un'ingiustizia palese. Chi viola la riservatezza finisce per
essere non dalla parte dei cittadini ma in contrasto con i cittadini. I
nostri giornali, con tutto il rispetto dovuto alla libertà di informare, non
possono diventare "Cronache vere". La pruderie travolge chi è in vista: più
sei in alto e più sei debole. No? Perché c'è l'elemento rosa, c'è quello
patinato, c'è il gossip. Ecco, già ora, queste captazioni non dovrebbero mai
essere divulgate e la violazione di questo fondamentale dovere dovrebbe
essere accertata con grande rigore e sanzionata con molta forza».
Punire il pubblico ufficiale che divulga o il direttore e il giornalista che
mettono in pagina fatti anche privati? «Così non si può più andare avanti».
Il governo della Cdl propose: pubblicazione degli atti solo dopo il termine
delle indagini. Se ne può discutere?
«Non ne farei un motivo di preliminare di non discussione. Bisogna comunque
evitare l'anticipata pubblicazione degli esiti dell'intercettazione». Ora il
governo cosa farà? «Il governo...Ogni volta che un governo prova a mettere
mano alla materia poi finisce per essere sbugiardato. "Voi non volete
colpire, voi volete mettere il bavaglio ai giornalisti". Io, invece, voglio
colpire chi deve essere colpito».
Quindi toccherà al Parlamento prendere l'iniziativa.
«Se i rappresentanti dei gruppi mi chiedono di fare un passo, io non ho
alcun problema. Un'occasione potrebbe essere il 27 giugno quando è
programmato il mio intervento
in commissione al Senato».
Se se c'è una larga maggioranza che chiede regole severe sulla pubblicazione
delle intercettazioni, il governo varerebbe un disegno di legge?
«Sì, alla fine ci potrebbe essere un testo del governo. Ma attenzione: non
vogliamo la "Briglia della comare" che si usava nel Medioevo per mettere a
tacere chi sparlava. Un eventuale ddl non deve essere il mezzo punitivo
della classe politica contro l'informazione».
Che ne pensa della commissione d'inchiesta proposta dal senatore Antonio
Polito (Margherita)?
«La commissione finisce per mangiarsi un sacco di tempo. Invece già oggi
(ieri, ndr) ho avuto telefonate di colleghi di maggioranza e di
opposizione ».
Chi ha chiamato dell'opposizione?
«Erminia Mazzoni dell'Udc mi ha chiesto di prendere un'iniziativa».
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