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15.06.2006 - Il ministro della Giustizia al G8 di Mosca. “Se si alzano totem, impossibile correggere la Castelli” |
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Mastella: i soloni di sinistra sappiano che io cerco i voti Cdl
MOSCA- Clemente Mastella è in Parlamento da 30 anni. L’ha ricordato spesso con un vezzo di civetteria. Da quando è Guardasigilli gli capita di ripeterlo persino più di una volta al giorno. Com’ è accaduto ieri mentre era in volo per il suo primo G8 a Mosca. “Dopo trent’anni nessuno può darmi lezioni”. Figurarsi poi magistrati e avvocati. “I miei voti sono determinanti al Senato”. Ed è lì che il governo rischia ogni giorno. Ieri la vicenda di Mussi, oggi lo “spacchettamento” delle deleghe ministeriali. C’è un’unica soluzione, “allargare la maggioranza e aprire all’opposizione”. A cominciare da ordinamento giudiziario e amnistia. Anche se questo fa storcere il naso “ai pierini e ai soloni” dell’Unione, Antonio Di Pietro in testa, bisogna andare avanti lo stesso. Devono capirlo toghe e penalisti: “se si alzano totem e vessilli non si va avanti”.
Cita De Gasperi e Sturzo, poi va al sodo. “Se posso dare un consiglio alla mia maggiornza dico che bisogna confrontarsi costantemente con l’opposizione”. Perché “una o due volte si può mettere la fiducia, ma non si può farlo sempre”. Anche se Berlusconi, che i numeri li aveva, “ne ha abusato”. Giusto porla sullo “spacchettamento”, “perché di mezzo ci sono 400 emendamenti”. Ma lo si potrà fare sull’ordinamento che potrebbe cominciare la sua avventura al Senato? Mastella pensa a un’altra via. “Vogliamo eliminare tutte le riforme che ha fatto la Cdl? Francamente penso di no. Ho spiegato alla destra che se dice no al patto costituzionale che gli ho proposto e l’Unione regge, rischiano di perdere a botte di maggioranza”. Schroeder ce l’ha fatta “con un solo voto”. Ma “un’estensione” sarebbe auspicabile.
Da qui alla rampogna alle toghe poco ci manca. “Sono onorato di parlare con loro e se decidono di fare il giro dei partiti sono contento. Controllino però se ci sono i voti sufficienti visto che abbiamo vinto solo per 24mila schede. Se nel ripostiglio guardano bene magari scoprono che Rifondazione sull’ordinamento la pensa a modo suo. Tant’è che mi ha già annunciato un emendamento”. Come poi andrà a finire al Senato, se faranno marcia indietro per Mastella, è da vedere. Un fatto è certo. A una settimana dal consiglio dei ministri, il ministro ce l’ha con Di Pietro e invoca il rispetto della collegialità. L’esecutivo aveva approvato il ddl per bloccare l’ordinamento, Di Pietro voleva il decreto. S’è lamentato dentro e fuori. Il Guardasigilli ancora “s’incazza”: “E’ la prima e l’ultima volta che succede. Non ha senso che i leader stiano nel governo, se poi uno esce e sparla. E’ una babele”. Soprattutto se poi il “buco nero” sta al Senato. Dove l’ormai famoso Luigi Pallaro “sta seduto vicino a Dell’Utri perché la destra lo marca stretto mentre noi non lo facciamo. Martedì gli ho mandato un biglietto : “Se continui a votare così finisce che torni a casa”.
Fa le prove generali sull’amnistia. Se riuscirà a mettere d’accordo Unione e Cdl avrà fatto un miracolo. Ma anche il suo metodo comporta un avvicinamento tra i poli. “Ragiono come leader politico e non solo come ministro della Giustizia: sono un cartesiano, medio e smusso gli spigoli. I dettagli ce li ho in mente ma devo evitare irrigidimenti. Se partiamo dal merito, dalla lista dei reati, ci blocchiamo. Dobbiamo partire dal tetto”. Ieri ha discusso coi sottosegretari. Mercoledì prossimo tocca ai partiti di governo. “Dove posso forzo anche nella maggioranza, anche se qualcuno monta la guardia ai sacri principi, ma se non si concorda con l’opposizione è inutile pure cominciare il percorso”.
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