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24.05.2006 - Mastella: «La prossima settimana in Cdm il decreto per cambiare la legge Castelli sulla giustizia» |
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PALERMO. «La prossima settimana presenterò in Consiglio dei ministri il decreto legge che abrogherà parti della riforma dell’ordinamento giudiziario. Voragine finanziaria permettendo, quanto prima assumeremo migliaia di dipendenti amministrativi, così come è previsto dalle piante organiche. E poi metteremo questa macchina della giustizia in condizione di poter marciare: soldi per la carta, per i fax, i computer, benzina per le auto. Così, senza più alibi, ognuno sarà messo di fronte alle sue responsabilità. L’idea è quella della concertazione tra governo, avvocatura e magistratura. Naturalmente lavoreremo alla riforma dei codici».
In volo per Palermo, dove parteciperà alle manifestazioni in ricordo di Giovanni Falcone, occasione (riuscita) per rappacificarsi con quella antimafia sempre guardinga e critica, il ministro di Giustizia, Clemente Mastella, prova a tracciare le linee di programma del suo ministero. Applausi gli riserverà l’aula bunker dove centinaia di ragazzi italiani sono arrivati per le celebrazioni della strage di Capaci. E i consensi tra gli avvocati e i magistrati antimafia della Procura lo porteranno ad affermare: «Da politico del Sud sono consapevole che dobbiamo sradicare le mafie che non portano sviluppo alla nostra terra. Da uomo del Sud invito tutti a riflettere sulla necessità di una legislazione unitaria antimafia».
Ministro, cinque anni per cambiare la giustizia. Da dove partire?
«Dal problema della manutenzione organizzativa. Voglio mettere tutti i protagonisti della giustizia in condizione di discutere tra pari: manca la carta per i fax? Non dovrà più accadere. Le piante organiche sono una groviera di posti vacanti? Faremo migliaia di assunzioni. Naturalmente, dopo cinque anni di scontri all’arma bianca, c’è bisogno non solo di firmare un armistizio ma di impegnarci tutti insieme a ricostruire un percorso comune di responsabilizzazione».
E’ il governo «amico» che bussa alle porte?
«Sgombriamo il campo da questo equivoco. Ci vuole misura e moderazione. Il pendolo non si sposterà dall’altra parte, all’altro estremo. Se il governo Berlusconi ha preferito lo scontro diretto con i magistrati, io non mi metterò certo alla guida di un caterpillar che va in direzione opposta. Io che ho una cultura democristiana ricordo che il nostro profondo senso dello Stato ci ha portato anche ad essere cancellati fisicamente dallo scenario politico. La mia dichiarazione d’intenti è inequivocabile: ai magistrati e agli avvocati dico che troveranno in me uno che vuole lavorare in armonia con loro. “Kennedyanamente” aggiungo: “Chiediamoci cosa fare insieme”. Nessuna barricata, dialogo e sforzo comune a comprendere le ragioni altrui. Con l’obiettivo comune di rendere un servizio al cittadino che subisce ingiustizia, che deve essere al centro della nostra azione».
Assume a modello la giustizia americana?
«Per tante cose gli Stati Uniti sono un mito, un modello a cui guardare. Ma quando vedo che il loro pubblico ministero viene eletto dal popolo dico che non sono d’accordo».
E’ per la separazione delle carriere?
«Nel nostro programma c’è la distinzione delle funzioni. A giorni alcune parti dell’ordinamento giudiziario andranno a regime. Nei prossimi giorni, spero alla fine della prossima settimana, saremo in grado di varare un decreto legge per bloccare la riforma».
Le carceri. Lei già si è pronunciato per un provvedimento di clemenza. Il suo predecessore, il leghista Castelli, fermamente contrario, parlava di incentivare la costruzione di nuove carceri. E’ d’accordo?
«Sessantamila e passa detenuti sono troppi. I due terzi sono figli del disagio, extracomunitari e tossicodipendenti. Il carcere è un inferno e occorre umanizzarlo. A tutti, anche ai peggiori criminali, va salvaguardata la dignità umana. Un governo serio deve mettere mano all’universo carcerario con una filosofia diversa: dobbiamo cercare di creare le condizioni per ridurre il numero della popolazione carceraria».
L’ex pm di Mani pulite, Gherardo Colombo, in una intervista al «Sole 24 ore» ha chiesto la depenalizzazione dei reati.
«E sono d’accordo. La depenalizzazione può rappresentare una straordinaria occasione per alleggerire il carico dei processi, riducendo così i suoi tempi».
Sembra facile, ministro. L’amministrazione della giustizia è un meccanismo molto più complicato. A proposito, sta lottizzando via Arenula? Le nomine dei suoi collaboratori magistrati rispecchiano il manuale Cencelli. Appiattito sulle toghe sindacalizzate?
«Da moderato, avrei potuto scegliere tra i magistrati di Unicost o di Magistratura indipendente. Ho scelto invece un criterio di rispetto, nominando ai vertici del ministero anche magistrati di Md e dei Verdi. Questo, voglio essere chiaro, non significa la riproduzione di dinamiche interne all’associazionismo. Non lo accetterei. Confesso che sto cercando la strada per garantire anche agli avvocati una degna rappresentanza. Ma con la storia delle consulenze bloccate è molto difficile».
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