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04.07.2007 - E Mastella avvisa Prodi ' 'Avanti così e mi dimetto' '
 

Dopo lo strappo dell'ex pm il Guardasigilli chiama il premier che cerca la mediazione E Mastella avvisa Prodi ' 'Avanti così e mi dimetto' ' Il premier: "Tonino, se cado io torna Berlusconi " ROMA — «Se c'è un voto contro dei dipietristi, io un attimo dopo mi dimetto. Mi dimetto anche se la legge passa». Clemente Mastella parla a scatti. L'aut-aut di Antonio Di Pietro contro la sua riforma dell'Ordinamento giudiziario lo ha mandato su tutte le furie. 11 confronto sul provvedimento che dovrebbe superare la famigerata legge Castelli incontrerà già oggi l'esame più difficile: stasera al Senato potrebbe esserci il voto sulle pregiudiziali di costituzionalità. Un passaggio a rischio, come sempre a Palazzo Madama.

Il "niet" dell'ex Pm rischia di far saltare tutto il tavolo. E il Guardasigilli risponde duro: «Questa volta non scherzo. Questa è la mia legge, o c'è la solidarietà di maggioranza o non c'è». Per Romano Prodi si tratta di un altro tornante impegnativo. Ha parlato ieri sera con i due ministri duellanti. Ha cercato di tranquillizzare il ministro della Giustizia. Ha anche ipotizzato il ricorso alla fiducia. Soprattutto ha bacchettato con forza il titolare delle Infrastrutture. «Non è possibile stare in una coalizione in questo modo - ha attaccato Prodi riferendosi alla sortita di Di Pietro -: non si governa minacciando di non votare una legge. Per di più al Senato. Si sappia che se cadiamo, la colpa sarà di Di Pietro. E tornerà Berlusconi. Bel capolavoro».

L'allarme è tornato sulle soglie più alte. Il Professore ai suoi non l'ha nascosto. Sa che i numeri della "Camera Alta" non sono rassicuranti. Già lo scivolone di ieri sul disegno di legge che prevede una nuova disciplina sull'Iva lo aveva indispettito non poco. Per di più tre senatori del centrosinistra (Procacci, Villone eBarbieri)non sono in perfetta in forma e anche oggi potrebbero non presentarsi in aula. Ora gli ultimatum dell'Italia dei Valori. «Ci penso io, lo farò ragionare», ha ripetuto il Professore ad un inviperito Mastella. Il capo dell'U-deur, però, per il momento non accetta le garanzie di Palazzo Chigi. «Trovi Prodi una soluzione vera - ripete - altrimenti io me ne vado. Se Di Pietro non da il suo voto, allora io devo prendere atto che la maggioranza si è rotta. Non esiste più. L'ho già detto a tutti, a tutti quelli che lo devono sapere. Istituzioni e partiti».

In effetti è proprio su una mediazione che il premier sta lavorando in queste ore. Ha già strappato un'apertura dal leader dell'Italia dei Valori sulla opportunità di assumere un atteggiamento neutro sulle pregiudiziali di costituzionalità. Ma sul resto, il confronto resta difficilissimo. Tanto difficile da allertare persino il Quirinale. I contatti con il Colle sono scattati per valutare una possibile via d'uscita: ossia l'eventualità di presentare un decreto legge (o un ddl con una corsia preferenziale in Parlamento) che rinvìi di sei mesi l'entrata in vigore della riforma Castelli. Il testo messo a punto da Mastella, infatti, - che dovrebbe sostituire quello precedente -deve essere approvato entro il prossimo 31 luglio. Una data che oramai rischia di essere davvero troppo ravvicinata. «Oppure - dice Pino Pisicchio, presidente della commissione Giustizia della Camera e dipietrista - si mette la fiducia e così arriva anche la mediazione di Prodi. Anche perché sul testo di Clemente sono tutti contro, i magistrati e gli avvocati. Mi sembra davvero difficile insistere su questa strada. Eppoi non pensassero di farci approvare un articolato così complicato in due settimane, da metà luglio a fine luglio. Sarebbe un'umiliazione».

Di Pietro, intanto, punta l'indice sui rapporti «troppo intensi» tra l'Unione e il Polo. «Non voglio far cadere il governo», ma con i suoi ricorda il «feeling» improvvisamente scoppiato tra una par-te della maggioranza e Forza Italia dopo la recente pubblicazione sui giornali delle intercettazioni. E anche la moderazione con cui lunedì scorso Berlusconi ha commentato la vicenda Visco ha fatto drizzare le antenne dell'ex pm. «Ma, Antonio, - ha ammonito Prodi - se insisti, crolla tutto. Lo devi sapere».


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