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02.07.2007 - "Sul referendum avverto l'Unione non forzate o l'Udeur fa la crisi"
 

Mastella: pronto a cambiare schieramento, fosse pure per andare al voto con la vecchia legge elettorale "Sul referendum avverto l'Unione non forzate o l'Udeur fa la crisi" ROMA — Le sorti di Veltroni e del Pd, dice, non produrranno effetti sul rilancio del governo, che dovrà farsi forza da solo, se vorrà. Ma se il centrosinistra, come pure ipotizzato dal neo candidato leader, dovesse puntare sul referendum, allora a lui e all'Udeur non resterebbe che la crisi e «il cambio di schieramento, fosse pure per andare al voto con la legge elettorale in vigore». Se la crisi non ci sarà, allora il Guardasigilli pensa già a un'alleanza cattolica con gli «amici» Casini e Pezzotta per le Europee del 2009.

Ministro Mastella, ha convinto anche lei la teoria secondo la quale la corsa di Veltroni rafforzerà il governo? «La candidatura per il momento ha attenuato una certa depressione psicologica che stava maturando tra i nostri parlamentari. Detto questo, però, riuscire a conciliare i nuovi orizzonti politici del Partito democratico con una reale stagione di ripresa anche per il governo è assai difficile. Sarà la vera scommessa di Veltroni. Io qualche dubbio ce l'ho». Quale? «Non si può lanciare una scommessa come quella con un partito che di fatto non c'è. E poi, il limite sta nel fatto che mentre Aznar in Spagna o Blair in Inghilterra, anni fa, hanno costruito la loro rincorsa partendo dall'opposizione, Veltroni dovrebbe farlo dalla maggioranza. Ed è molto più complicato. L'altra riserva invece è legata a una certa americanizzazione della politica italiana, della quale non si sentiva il bisogno». A cosa si riferisce? «A un dettaglio, ma che fa un certo effetto: al posto di Veltroni non avrei mai parlato leggendo un gobbo. Un'americanata, appunto, che fa perdere il senso della realtà. Avrei preferito anche sudare un po' di più, ripetere qualche parola, piuttosto che dare l'impressione di qualcosa perfetta ma costruita».

Il consenso attorno al governo continua a scendere. La preoccupa? In che misura il lancio del Pd in autunno potrà aiutare anche l'esecutivo? «Il buon andamento del governo dipenderà solo dall'azione del governo stesso, da nessun altro. Dipenderà dalla nostra capacità di recuperare la frattura psicologica che si è prodotta tra il Paese e noi. I sondaggi non mi preoccupano, costituiscono uno stimolo ma per fortuna non si vota con quelli». Che ruolo ritiene avranno nella politica italiana i cattolici, dentro e fuori il Pd? «Per chi sta dentro non so, affari loro. Chi sta fuori, come noi, sarà bene che lavori per incontrarsi. Dice bene Veltroni: le alleanze non sono eterne, alla de-strutturazione della politica deve seguire una ristrutturazione». Incontrarvi ad esempio con Pezzotta e il suo movimento? «Non solo. Savino l'ho sentito dopo il discorso di Veltroni e non mi sembra abbia cambiato idea sul Pd. Ne resta fuori. E lì fuori noi ci siamo, le condizioni per incontrarci ci sono, se davvero deciderà di fare politica. Le Europee sono un appuntamento neutro, che non intacca le alleanze. In quell'occasione noi siamo pronti ad abbracciare gli amici dell'Udc ma anche Pezzotta, Raffaele Lombardo e gli altri elementi sparsi che aspirano a dare una voce autorevole al cattolicesimo in politica».

Alle Politiche invece potreste ritrovarvi una legge elettorale frutto del referendum, che Veltroni non ha escluso. «È un peccato capitale se il Parlamento abdica alla sua potestà di darsi nuove regole elettorali. Noi continueremo a batterci per un sistema proporzionale, disponibili ad innalzare lo sbarramento fino al 5 per cento, sia a livello nazionale che locale. E non mi è piaciuta affatto la mossa del Pd che ha prospettato un doppio turno di collegio, ben diverso dalla bozza Chiti già sottoscritta. Col referendum per noi si materializzerebbe un bivio: o vita o morte. E questa volta non lo diciamo per alzare la voce o il prezzo. Sia chiaro: a quel punto è crisi. E cambiano equilibri e alleanze». Andreste dall'altra parte, anche a costo di portare il Paese al voto con la vecchia legge elettorale? «Andremmo con gli altri se la nostra parte politica non garantisse la nostra sopravvivenza. E anche con il sistema in vigore. Mi spiacerebbe. Ma devo proteggere me e i miei amici».

Come si esce dalla crisi dei rifiuti nella "sua" Campania? «Siamo ormai all'epilogo della vicenda, segnata da troppi personalismi. Tengo a dire che lì il centrosinistra rischia grossissimo. Se si votasse oggi, in Campania andremmo sotto. O il governo si stringe e dà una mano al commissario o saremo coperti anche noi dalla spazzatura, politicamente parlando. L'umiliazione di Bassolino non produrrà la rivincita del centrosinistra: dopo di lui ci sarà il centrodestra».


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