Il guardasigilli dopo la minaccia dello sciopero dell'Anm. Il relatore Di Lello: strada pericolosa Giustizia, Mastella pronto alla fiducia "Non accetterò ostruzionismo sulla riforma dell' ordinamento " LIANA MILELLA ROMA — L'Anm minaccia lo sciopero sull'ordinamento giudiziario contro il governo di centrosinistra? Il Guardasigilli Clemente Mastella legge la notizia e reagisce immediatamente: «Il mio dovere è creare le condizioni politiche generali per un accordo tra maggioranza e opposizione, ma se dovessero prevalere comportamenti ostruzionistici richiamerò la maggioranza ad assumersi le sue responsabilità fino a chiedere, se fosse necessario, il voto di fiducia».
Che al Senato, come la storia di un anno insegna, è sempre gravido di conseguenze. Ce l'ha con l'opposizione il ministro della Giustizia per via di quei 500 emendamenti che rischiano di rallentare il cammino della riforma che ha una scadenza obbligata: se non sarà approvata entro il 31 luglio rientrerà in vigore la legge Castelli congelata per un anno. Mastella, però, è polemico anche con i suoi alleati di governo. «Ai partiti dell'Unione dico che bisogna lavorare e andare avanti senza creare difficoltà e cercando di rimanere uniti. Se poi c'è qualcuno, anche dalla nostra parte, che per ogni articolo fa dei rilievi, allora ognuno deve assumersi le sue responsabilità. Ma sia chiaro che io allo sbaraglio non ci vado». Diceva l'altro ieri a Palermo il segretario dell'Anni Nello Rossi (Md): «L'ordinamento è solo un segmento di una situazione più complessiva di non ritorno. Mastella presenta i suoi disegni di legge che passano in consiglio dei ministri, ma subito dopo vengono storpiati e poi non fanno neppure un passo avanti. Per questo i magistrati italiani sono preoccupati». Dopo la reazione del Guardasigilli eccolo aggiungere: «Al centrosinistra bisogna ricordare la grande battaglia di principio e di metodo fatta nella scorsa legislatura sull'ordinamento. Forse se ne sono dimenticati?».
Mastella però non è meno infuriato di Rossi. Basti pensare alla legge sulle intercettazioni che è ferma al Senato e che, se fosse stata approvata, avrebbe evitato le fibrillazioni sugli ascolti Unipol e la sua lettera ai capi uffici di Milano. Ma anche l'ordinamento è in ballo da mesi. E adesso il governo potrebbe essere costretto a presentare un maxi emendamento. Mastella non lo conferma: «Tutto dipende da come si comporterà l'opposizione». Il relatore sulla riforma, Giuseppe Di Lello di Rifondazione, ex giudice a Palermo e componente dello storico pool antimafia di Giovanni Falcone, ritiene che «il ddl di Mastella vada difeso al meglio», ma boccia sia il maxi emendamento che il voto di fiducia. «Di un pacchetto di modifiche del governo ho letto solo sui giornali. Ma se arriva complica solo le cose, allora sì che chiudiamo ad agosto». E la fiducia? «Per andarsene a casa? La giustizia è un tema particolarmente sensibile e su cui al Senato i numeri sono risicati».
L'unica via per Di Lello è cercare un'intesa con l'opposizione in modo da evitare l'entrata in vigore della Castelli. Quanto alla minaccia di sciopero delle toghe la sua reazione è duplice: «È legittimo, e non sarò certamente io a dire di no. Ma così s'innesca una spirale a catena che porterà al ritorno della Castelli». Da domani, in commissione Giustizia, i lavori saranno serrati, il comitato ristretto esaminerà i 500 emendamenti. A sorpresa, alle riunioni, potrebbe andare Mastella per esercitare tutto il suo peso e ruolo politico ed evitare che «la riforma venga stravolta». L'Anm, comunque, ha anticipato di una settimana (si terrà il 15 giugno) la riunione plenaria del suo parlamentino.
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