Si è aperto con la relazione introduttiva dell'On. Ciaraldi (responsabile nazionale del dipartimento di bioetica dei Popolari-Udeur) il convegno: "Politica e questioni eticamente sensibili", nel quale si sono affrontate diverse tematiche di stringente attualità relative al rapporto tra la politica ed i principali temi propriamente etici come l'eutanasia e la legge 194.
C'e' stato anche l'intervento molto intenso della signora Welby che nel raccontare la sua vita al fianco di Piergiorgio fino all'ultimo istante, ha rivolto un'appello affinché si trovino delle soluzioni politiche che aiutino tutti coloro che si trovano in fin di vita a causa di malattie degenerative. "Per quanto riguarda la legge 194 - spiega alla numerosa platea l'On. Ciaraldi - c'è da dire che e' venuto meno il rispetto della vita soppressa da una cultura dell'edonismo che sempre più spesso si rincorre. Tutto ciò che disturba il normale andamento della vita, viene distrutto, rifiutato e la vita stessa diventa "usa e getta". La 194 andrebbe rivista, soprattutto nella sua parte iniziale nella quale si parla di prevenzione". Poi il discorso si sposta sul piano dell'eutanasia."Nel rapporto medico cliente - continua la responsabile nazionale del dipartimento di bioetica dell'Udeur - spesso ci si dimentica che la vita è un bene soggettivo e personale, e pertanto consegnata alla libera volontà individuale, o, piuttosto, è un bene inalienabile e intangibile, e quindi assolutamente indisponibile?
Ove si riconosca, come noi riconosciamo, il carattere sacrale dell'umana esistenza, la pur legittima e rispettabile autodeterminazione del paziente trova un limite invalicabile nell'incondizionato valore della vita in tutte le sue fasi, dalla nascita alla morte. Il problema dei limiti delle terapie è molto serio, e non è accettabile che esso sia dato da una idea di "minore dignità della vita umana", come è quella che può scaturire dal lasciare il malato a se stesso, favorendo una prassi di sfiducia e di abbandono terapeutico. La definizione dell'accanimento terapeutico non può essere in termini generali perché apre a logiche eutanasistiche. Ci si arrende alla morte del malato in una situazione concreta in cui continuare con le terapie è inefficace o sproporzionato rispetto agli effetti ottenibili, al cospetto della personale situazione sia sanitaria che psicologica del malato, tenendo conto della necessità di non privarlo della tranquillità e del raccoglimento nella delicata fase pre-agonica. Basarsi su una esclusiva volontà del soggetto oppure stilare un elenco di trattamenti etichettati come "accanimenti" apre la strada all'idea che a certe condizioni non valga la pena di vivere e che l'esistenza perda la sua dignità, con il rischio di una selezione tra vite degne di vivere e vite non degne di vivere". L'On. Rocco Pignataro, presidente vicario dei Popolari-Udeur alla camera dei deputati, ha evidenziato la linea politica che da sempre contraddistingue l'Udeur.
"Dobbiamo rimarcare il nostro no all'eutanasia ed il si ad un utilizzo responsabile delle cellule staminali. In Italia esiste un vuoto legislativo di cui soffrono le persone più deboli. Su questi temi etici è quanto mai opportuno che, a livello parlamentare si cerchi la più ampia convergenza possibile". Al tavolo dei relatori si sono succeduti, moderati da Alessandro Guarisci di Radio Vaticana, alcuni fra i più titolati esperti della materia, chiamati a dare il loro contributo scientifico: Mons. Roberto Colombo, Direttore del Laboratorio di Biologia Molecolare e Genetica Umana presso l'Università Cattolica di Milano; il Prof. Salvatore Mancuso, Membro del Comitato Etico dell'Istituto Superiore di Sanità; il Prof. Bruno Dallapiccola, Ordinario di Genetica presso L'Università di Roma "La Sapienza"; il Prof. Luciano Eusebi, Biogiurista ed Ordinario di Diritto Penale; e come detto, l'On. Rocco Pignataro, Vice Presidente Vicario Popolari-UDEUR Camera dei Deputati.
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