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06.09.2007 - Staminali: Embrioni Chimera, l’On. Ciaraldi: “Occorre salvaguardare la vita umana con regole chiare per la ricerca”
Grande perplessità per le notizie che ci giungono dalla gran Bretagna e da alcuni esperti italiani. “Il fine non giustifica i mezzi”.
 

E' questo il commento dell'On. Wanda Ciaraldi alla notizia che l'Autorità britannica ha dato il via libera alla creazione di embrioni misti, con presenza di cellule animali ed umane, denominati embrioni Chimera con la giustificazione di poter avere a disposizione più cellule staminali.

"Anche se le verifiche scientifiche dovessero dimostrare che ciò è possibile, grandi rimangono le perplessità dal punto di vista etico e morale. La notizia di aver dato vita alla creazione di embrioni chimera (o embrioni misti) con cellule umane ed animali al fine di ottenere cellule staminali senza limiti numerici  a scopo di ricerca, per studiare possibili terapie per sconfiggere malattie dell'uomo - spiega l'On. Ciaraldi - porta a considerazioni etiche e morali, non solo per il fatto di poter dar vita a dei "mostri" ma per tutte le implicazioni ad esse correlate. Il principio che non va mai trascurato è quello della prudenza.

Anche se il fine fosse dei migliori, in questo caso non giustifica i mezzi, in quanto il vantaggio che si potrebbe determinare nell'ottenere cellule staminali senza limiti numerici non giustifica tali tecniche che sono le stesse usate per la clonazione anche se a fini terapeutici. Abbiamo a disposizione altre vie che la scienza dovrebbe sfruttare e sulle quali concentrare la ricerca. Vie che a tutt'oggi vengono trascurate, come per esempio il sangue del cordone ombelicale, che deve essere oggetto di maggiore studio, di esperimenti e di approfondimenti. Come evidenziato più volte, oggi in molti ospedali italiani non è possibile il prelievo del sangue dal cordone ombelicale. Di questo sangue, che potrebbe essere utilizzato dalla ricerca medica in modo del tutto incruento, senza intaccare le possibilità di vita di alcun embrione umano, ne viene raccolto soltanto il 10% mentre il restante 90% finisce fra i rifiuti sanitari.

Siamo consapevoli delle difficoltà di disciplinare tutti i fenomeni che riguardano la persona, difficoltà che sono oggi moltiplicate a causa dei progressi della scienza e della tecnica. Come pure la consapevolezza della funzione delle leggi nel senso di guida dei comportamenti. Se da un lato occorre promuovere la ricerca, dall'altro bisogna impedire la sconfitta della vita umana". "Tradurre questi principi etici sul piano politico che mi compete - conclude la responsabile nazionale del dipartimento di Bioetica dell'Udeur - significa da parte nostra promuovere la ricerca con regole chiare da condividere a tutti i livelli. Abbiamo il dovere morale di astenerci dal promuovere tutti i tipi di ricerche, che sembrano orientate verso una forma di accanimento a danno della vita".


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