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15.10.2007 - Mastella: ma De Magistris ci prende in giro? |
da "Il Corriere della Sera" di lunedì 15 ottobre 2007 |
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Il Guardasigilli torna sul caso Catanzaro: voglio difendere il primato della politica e quindi ribadire che ho sempre agito nel rispetto della legge
Mastella: ma De Magistris ci prende in giro?
Il ministro sulla richiesta di trasferimento del pm: la sua richiesta era reale
ROMA — E una polemica che non sembra avere fine. In attesa che il Csm decida il destino del pubblico ministero dì Catanzaro Luigi de Magistris, il ministro della Giustizia Clemente Mastella torna a parlare di quella richiesta di trasferimento che lo stesso magistrato aveva presentato alla fine di giugno. L'intenzione dichiarata dal Guardasigilli è quella di «cercare di distendere i toni, perché io ho come obiettivo primario la difesa dei magistrati e la loro autonomia. Ma voglio anche difendere il primato della politica e dunque ribadire che ho sempre agito nel rispetto della legge e delle mie prerogative».
Però poi arriva la stoccata che rischia di riattizzare lo scontro: «Qui mi sembra che siano altri a voler prendere in giro».
I fatti sono noti. Tre giorni fa il Guardasigilli aveva affermato: «Dicono che voglio ammazzare i magistrati, che voglio mandare via chi lavora. Ebbene io ho saputo che De Magistris aveva chiesto al Csm di essere trasferito a Milano, Napoli o Palermo il 29 giugno scorso, ben prima di quando io ho chiesto, nei suoi confronti, il trasferimento cautelare». Pochi minuti e il diretto interessato aveva subito replicato: «Non ho nessuna intenzione di andarmene, l'ho detto e lo ripeto. Quella a cui fa riferimento il ministro è la richiesta che spesso i magistrati fanno unicamente al fine di verificare la loro posizioni in graduatoria di anzianità su tutto il territorio nazionale».
Eccola la «presa in giro», almeno a sentire il ministro. «O uno fa istanza — dice ora Mastella — o non la fa. O uno vuole andarsene, oppure vuole rimanere. Non ci sono vie di mezzo, non esistono alternative». Il Guardasigilli in queste ore si è consultato con i collaboratori, ha chiesto «conforto tecnico». E adesso attacca: «Se tutti fanno domande finte allora vuol dire che il sistema è sbagliato. Se è vero che lui l'ha fatto vuol dire che ha preso in giro chi doveva decidere, chi
sta al Csm. Già ci sono tanti problemi ad esaminare le istanze vere... come si può dire una cosa del genere? Non sa che così si ingolfano gli uffici del Csm? Forse a giugno c'era un momento di difficoltà personale. L'Anni locale lo aveva criticato, è possibile che questo lo avesse spinto a chiedere di andare in un'altra città. Io non so che cosa sia accaduto, ma so che quella richiesta esiste e indicava ben tre uffici giudiziari come possibili destinazioni».
Due giorni fa centosessanta magistrati, quasi tutti del distretto di Napoli, hanno scritto all'Anni chiedendo di difendere De Magistris perché giudicano «inopportuna» l'iniziativa del ministro. Ed è proprio a loro che Mastella si rivolge «perché vorrei ricordare che io non ho aperto nessuna guerra e anzi ho fatto di tutto per evitarla. Se c'è un pubblico ministero che ogni sera fa proclami alle televisioni locali sulle sue inchieste, e ho le prove di questo, io ho il dovere di intervenire. Qui c'è qualcuno che vuole passare per eroe, ma i veri eroi sono altri. E quindi ribadisco che io non ho davvero nulla da temere e soprattutto che non c'è alcun braccio di ferro tra me e De Magistris. Luì faccia le sue indagini, faccia pulizia, io sono dalla parte di chi fa pulizia perché non ho macchie. Ma devo far rispettare le regole, soprattutto quando a chiederlo sono altri magistrati. Non mi sono mossa di mia iniziativa. L'ho fatto, ordinando un accertamento mirato, perché suoi colleghi avevano sollecitato un intervento. Alla fine ho raggiunto delle conclusioni e adesso sarà il Csm a stabilire se siano giuste o se invece la situazione debba restare immutata». De Magistris ha idee molto diverse su quale sia stato il motore che ha mosso l'iniziativa del ministero e lo ha già detto anche pubblicamente: «C'è una campagna di delegittimazione per screditarmi, trasferirmi e impedirmi di proseguire nel mio lavoro».
Fiorenza Sarzanini
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