"Per impostare correttamente l'esame della questione è necessario valutare come inquadrare il fenomeno nella giusta categoria di appartenenza. Ritengo sia illusorio e concettualmente errato ritenere di "controllarlo" confinandolo all'interno dei cosiddetti "parchi dell'amore", come proposto da più parti, lasciando irrisolto il problema di fondo che è la PROSTITUZIONE. Bisogna considerare che la grande maggioranza di chi si prostituisce si trova in condizioni di schiavitù e perciò risulta molto problematico dal punto di vista etico regolamentare il fenomeno attraverso provvedimenti di zonizzazione, che di fatto porterebbero a legittimare in qualche modo anche gli aspetti più deleteri e disumani connessi alla prostituzione.
E' noto che i racket della prostituzione sono multinazionali del crimine che traggono enormi profitti dalla tratta di esseri umani, a totale spregio delle più basilari norme umanitarie. D'altro canto la riapertura delle "case chiuse", attraverso una modifica alla legge Merlin, porterebbe il fenomeno ad essere inquadrato nella categoria propria delle regolari "attività lavorative". In tal caso sarebbe necessario ottemperare al costante ed obbligatorio controllo sanitario per prevenire il rischio di trasmissione di alcune malattie, alla regolamentazione delle prestazioni previdenziali ed assistenziali, al versamento delle tasse sul reddito, alla tutela del decoro e del vivere civile delle città attraverso l'allontanamento dalle strade. In questo modo si legittimerebbe una nuova "professione" senza però avere mai la certezza della libera scelta da parte di coloro che eventualmente andrebbero ad esercitarla attraverso la "vendita del proprio corpo".
Sarebbe invece molto più opportuno ed umano operare per il contenimento e la riduzione del fenomeno, intervenendo di pari passo a livello culturale e sociale in una campagna che evidenzi la inevitabile mercificazione dell'essere umano e lo scadimento delle relazioni fra i sessi connesse con un tale visto ufficiale di legittimazione, e non scagliarsi sempre contro coloro che nella maggior parte dei casi subiscono lo sfruttamento, ma piuttosto cercare di dissuadere, con vari mezzi, coloro che incentivano il fenomeno e cioè i "clienti".
Soltanto in questo modo anche le organizzazioni criminali non percependo più lauti guadagni non avranno più interesse ad immettere sul "mercato del sesso" ragazze per lo più minorenni illuse da vane promesse. Il compito delle istituzioni è quello di tutelare tutti gli esseri umani, ma soprattutto i più deboli, che in questo caso sono senz'altro coloro che vengono costretti ad una sorta di schiavitù che addirittura si propone di legalizzare".
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