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24.10.2007 - ARRIVA LA FIDUCIA DI PRODI.MASTELLA VINCE LA SFIDA |
Il Guardasigilli minaccia le dimissioni e isola il rivale Di Pietro |
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24.10.2007 “La Stampa”
AMEDEO LA MATTINA
ROMA
«Prodi non può mollare Mastella: questa è la verità, amara, perché entrambi sono dentro l'inchiesta di Catanzaro «Why not"». Prima che iniziasse la riunione dell'esecutivo, confidandosi con uno dei suoi dopo avere parlato al telefono con il premier, Di Pietro sapeva come sarebbe finita. E cioè con il premier che ha espresso «piena fiducia al ministro Clemente Mastella e alla politica del governo sulla giustizia, che sono sempre state approvate e votate all'unanimità dal Consiglio dei ministri stesso». «Piena fiducia» anche nella magistratura, nella sua «piena autonomia e nelle sue gerarchie». E quando Di Pietro ha cercato di replicare dicendo di non essere «soddisfatto», Prodi lo ha subito zittito: «Basta, Tonino, la questione si chiude qua. Non possiamo continuare a dare questo spettacolo. Abbiamo già tanti problemi e mi sembra arrivato il momento di finirla con i tuoi attacchi a Clemente».
Mastella l'ha spuntata, Di Pietro è rimasto isolato: nessuno nel Cdm ha chiesto di parlare per prendere le sue difese, nessuno ha ripreso le sue argomentazioni espresse con toni concilianti. Per il ministro delle Infrastrutture è stato «un grave errore» avere tolto l'inchiesta a De Magistris, in questo modo si alimenta l'anti-politica, come se il problema fosse non chi commette i reati ma chi
cerca di perseguirli. «Non voglio farne una questione personale -ha aggiunto rivolto a Mastella -ma di rispetto del programma con il quale ci siamo presentati agli elettori che si aspettavano un'inversione rispetto al governo Berlusconi. Un punto di mediazione bisogna trovarlo». «No tu mi attacchi sul piano personale - ha replicato Mastella - e questo non posso accettarlo. Mi hai messo sul banco degli imputati. Io invece sono una persona perbene, non ho comitati d'affare da proteggere. Io con te non parlo, non voglio nessun punto di incontro. La mia dirittura morale è tale che con te con voglio avere niente a che spartire, né ora né mai», è stata la rasoiata del ministro della Giustizia. Il quale in apertura del Cdm aveva messo in chiaro che il problema non è la solidarietà nei suoi confronti ma l'unità nel governo: «Qui c'è un ministro della Giustizia, una politica giudiziaria che ha sempre ricevuto il voto unanime del governo. Non ci può essere un Guardasigilli "ombra" che va in televisione per offendermi. L'inchiesta di Catanzaro deve andare avanti e io difenderò la mia reputazione e quella della mia famiglia fino alla fine. Vi chiedo condivisione sulle scelte che ho fatto come ministro. Se non c'è accordo su questo punto, sono pronto a dimettermi».
La stessa minaccia di dimissioni Mastella l'aveva espressa al telefono a Prodi dopo avere riunito l'ufficio politico dell'Udeur. In questa sede Mastella ha spiegato: «Voglio vedere se Prodi accetterà le mie dimissioni. Se dovesse farlo, allora un minuto dopo dovrebbe dimettersi anche lui, visto che è indagato come me dalla procura di Catanzaro». E al telefono al premier ha spiegato il senso del duro comunicato dell'Udeur: «Guarda che qui io non tengo più il mio partito. Ci siamo tutti rotti i c..... di Di Pietro che in Cdm vota i provvedimenti sulla giustizia e poi va fuori e mi mette sulla graticola, senza spiegare ai suoi grillini come vota quando entra a palazzo Chigi Sono pronto a dimettermi se non ricevo piena fiducia e non mi accontento di una dichiarazione di solidarietà attraverso le agenzie: queste cose devi dirle in Consiglio dei ministri». Prodi lo ha rassicurato e Mastella se n'è andato al ristorante con i suoi parlamentari. Nelle stesse ore invece Di Pietro parlava a «Radio24» e diceva che quella con Mastella non è una questione personale ma politica. «Io lavoro non per fare cadere il governo ma per rafforzarlo. Da una parte faccio la Cassandra, ma dall'altra cerco di proporre soluzioni. Il rischio è che si dia l'idea di seguire la falsa riga del governo precedente, delegittimando la magistratura quando tocca la casta».
Di Pietro non si dà per vinto dopo la sconfitta in Cdm: sta pensando di tornare alla carica con una manifestazione a Piazza Navona sui temi della giustizia, sicurezza e legalità. Doveva svolgersi questo fine settimana, ma per motivi organizzativi è stata rinviata a novembre. «Ma si terrà sicuramente, a maggior ragione dopo quanto accaduto in Consiglio dei ministri», spiegano i capigruppo dell'Idv Donadi e Formisano.
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