"La sentenza di proscioglimento del dott. Riccio, nel caso Welby – spiega l'On. Wanda Ciaraldi (responsabile nazionale del dipartimento di Bioetica dei Popolari-Udeur) - non può essere condivisa, perché promuove la morte e non come previsto dal giuramento d'Ippocrate che impegna il medico a "perseguire la difesa della vita".
In questo caso si è trattato dell'interruzione della ventilazione polmonare che nel momento in cui è stata attuata non ha rappresentato un trattamento coatto, unitamente alla alimentazione ed all'idratazione artificiale che sono dei bisogni fisiologici fondamentali di un paziente anche nella fase terminale della propria esistenza. La ventilazione polmonare, ma soprattutto l'alimentazione e l'idratazione rientrano nella categoria dell'assistenza e cura alle persone in stato terminale, che è cosa diversa rispetto alla terapia medica cosi come concepita.
Con questa sentenza il piano d'azione della magistratura travalica la questione giuridica e approda ad una questione etica molto complessa. Non può essere dovere professionale alleviare le sofferenze dando la morte, ma piuttosto lo è soddisfare i bisogni fisiologici fondamentali del malato, quali l'idratazione, l'alimentazione e la respirazione". "Anche in questo caso – conclude l'On Ciaraldi – come in quello recentissimo della giovane Eluana, la sentenza di un giudice è intervenuta impropriamente a legittimare un intervento indirizzato a provocare la morte di un essere umano".
|