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20.11.2007 - Fabris: «Ha vinto la logica referendaria. Rischi per An»
Parla il capogruppo dell'Udeur alla Camera
 
da "la Discussione" 20.11.2007

di Adolfo Spezzaferro

ROMA - "Un partito liberticida". Così Mauro Fabris capogruppo dell'Udeur alla Camera, definisce la nuova formazione annunciata da Silvio Berlusconi, bocciando il "bipartitismo coatto" di cui è espressione anche il Partito democratico. E a proposito del no di Alleanza nazionale al partito unico del centrodestra, Fabris ci spiega che l'iniziativa referendaria di fatto è un autogol: "La riforma elettorale in potenza può eliminare An"..

Come definisce il Partito del popolo della libertà?
Questa proposta di Berlusconi, che io definisco liberticida, rivela un disegno che era già sotto traccia. L'idea del partito unico del centrodestra, che si affianca all'idea del partito unico di centrosinistra. Oggi è venuto alla luce del sole quello che purtroppo noi temevamo.

Come valuta la scelta di Berlusconi, anche nell'ottica di una risposta al Partito democratico?
Ha vinto la logica referendaria. E non a caso nel comitato promotore del referendum, come tutti sanno, c'erano alcuni esponenti di punta del Pd ed esponenti di punta di Forza Italia. Quindi, come sempre, nulla è casuale. Adesso, piuttosto, sarà interessante vedere come reagirà Alleanza nazionale, che mentre dice di no al partito unico proposto da Berlusconi continua a confermare il suo impegno per il referendum. An non si era accorta che quel referendum in nuce conteneva già uri potenziale di eliminazione, insomma.

In che senso?
La possibilità di eliminare direttamente An.

Perché?
Un premio di maggioranza al 55 per cento degli eletti per il primo partito vincente della coalizione significa l'eliminazione di Alleanza nazionale. Quindi l'identità sulla quale An aveva sempre puntata già veniva cancellata dal referendum. Oggi dice no al partito unico, ma farebbe bene anche a fare ammenda per aver sostenuto l'iniziativa referendaria.

Qual è la posizione dell'Udeur?
Rimane la solita di sempre. Noi non siamo entrati nella Margherita, né tanto meno siamo entrati nel partito unico, il Pd. Confermiamo la nostra contrarietà all'idea di un bipartitismo coatto, che in questo Paese non va assolutamente bene.

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