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05.05.2008 - "Fare il Guardasigilli è una maledizione " |
05.05.08 da "La Stampa" |
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Intervista - Guido Ruotolo
I miei guai sono iniziati nel giorno in cui ho giurato». Clemente Mastella, un po' deluso dalla sconfitta del Napoli, prova a ragionare con distacco sulle difficoltà che si incontrano quando si occupa la poltrona di ministro di Giustizia. Venti mesi in via Arenula gli consentono di esprimere giudizi e dare consigli.
Sembra proprio che l'ultimo scoglio da superare per varare il nuovo governo, Berlusconil'incontri nella nomina del nuovo Guardasigilli. Via Arenula è la fossa dei leoni?
«Se guardo ai miei predecessori e al sottoscritto, direi di sì. Da Claudio Martelli a Roberto Castelli, che ha ricevuto diversi avvisi di garanzia, al sottoscritto, direi che il ministero di Giustizia rappresenta una maledizione».
Perché?
«Intanto una volta lì ti rendi subito conto che diventi un bersaglio. Da una parte sei accusato di voler mettere bavagli, dall'altro scopri che sei il ministro meno potente d'Italia. Impotente nel senso che non puoi fare nulla, o quasi. Tra te ministro di Giustizia e un qualsiasi magistrato italiano chi ha più potere non sei certo tu. Oddio, o come Guardasigilli hai il consenso del Parlamento che legifera oppure sei fregato. Persino Silvio Berlusconi che era partito con l'obiettivo della separazione delle carriere, alla fine si è dovuto arrendere. Anche sul terreno più tecnico, operativo, di amministrazione della macchina ministeriale hai poche possibilità di intervenire».
Insomma, il quadro che dipinge è tutt'altro che roseo. Tanto vale chiudere il ministero.
«Tenga conto che io ho guidato il ministero non avendo i numeri parlamentari. Insomma, hai tutte le buone intenzioni di fare bene, sogni, speri e alla fine ti rendi conto che è durissima».
Perché, secondo lei, i suoi guai giudiziari sono iniziati quando è stato nominato ministro di Giustìzia?
«Perché i magistrati, naturalmente non la maggioranza, hanno il desiderio di tenerti sotto controllo, insomma di condizionarti se vuoi prendere certe decisioni. Ma può essere mai che un ministro non sappia nulla, ma proprio nulla, di quello che sta per capitare a lui e alla sua famiglia? Non chiedo la violazione del segreto investigativo o delle indagini preliminari, ma insomma, gli altri ministri pm o meno sanno, conoscono, vengono a conoscenza di quello che accade nell'ambito delle proprie competenze».
Ma proprio lei, ministro di Giustizia, doveva aver fiducia nel corso della giustizia.
«Sono stato umiliato, indagato, processato per una vicenda - mi riferisco all'inchiesta di Catanzaro - per la quale altri magistrati hanno dichiarato che non c'erano i presupposti neppure per avviare le indagini su di me. Cosa sarebbe accaduto se un qualche minimo sospetto fosse stato legittimo? La verità vera è che a via Arenula si subisce una pressione psicologica terribile».
Possiamo dire che il Guardasigilli è anche un parafulmine?
«Se a Padova viene rimesso in libertà per decorrenza dei termini un qualsiasi cittadino che si è reso colpevole di reati di forte impatto emotivo, si può essere certi che l'opinione pubblica mette sulla graticola il ministro di Giustizia e non quel magistrato che ha consentito che i termini scadessero»
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