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23.06.2008 - «I magistrati alzano il tiro ma la gente non li segue più» |
23.06.2008 "Il Giorno"
Mastella: «Lira di Berlusconi? Forse sa che sarà colpito |
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di Nino Femiani
A partire dal 1993-1994 i magistrati hanno esercitato un ruolo di supplenza nei confronti del potere politico. Quando poi la politica è tornata, come in questi momenti, a essere forte, ad avere padronanza dello scacchiere, ecco che lo scontro diventa inevitabile». A parlare è l'ex Guardasigilli, Clemente Mastella, uscito di scena dopo l'arresto della moglie Sandra e un'inchiesta, 'Why not', per la quale il Pg riferì, tempo dopo, che non c'erano neppure le condizioni per una sua iscrizione nel registro degli indagati. «Tutto questo è avvenuto perché io ero il rappresentante più esposto di una politica debole. Io mi ero fatto carico di una diffusa insoddisfazione che i cittadini traggono dal rapporto con il sistema giudiziario. Quando mi sono mosso, sono stato impallinato».
Dalle schegge impazzite?
«Guardi, io ero e sono convinto che una sentenza in ritardo, anche se giusta, è comunque una sentenza ingiusta. E quindi il procedimento va riformato. Se poi a essere colpito in modo ingiusto e senza possibilità di difendersi è il ministro della Giustizia, allora cosa può pensare il cittadino?».
Quindi dà ragione a Berlusconi?
«Beh, intanto storicamente il Cavaliere ha sfruttato sia nel '93-'94, sia nel 2007, la forza di rompente dei magistrati verso la politica debole. Dovrebbe dire grazie ai magistrati di Santa Maria Capua Vetere se è tornato al potere».
Non pensa che alla base dello scontro ci sia un atteggiamento conservativo del potere giudiziario? E quando la politica "forte", quella di Berlusconi, rivendica un ruolo riformatore, ecco che si entra in rotta di collisione.
«Io penso che lo scontro, come lo definisce lei, si può contrastare solo mettendo mano ad alcuni aspetti del sistema-giustizia. I tempi, di cui la gente non solo non capisce l'allungamento, i costi e la certezza del diritto».
Sì, ma appena il governo ha messo mano alle intercettazioni, si è parlato di di legge-mordacchia.
«Bisognerebbe puntare a un provvedimento che non prefiguri sanzioni contro magistrati e giornalisti, simile a quello che avevo pro posto io».
Secondo lei perché i magistrati alzano la voce?
«Perché si rendono conto che non sono più, come nel 1993-94, nel cuore della gente».
Colpa della giustizia-spettacolo?
«Anche, ma soprattutto il cittadino si è reso conto di essere impotente di fronte a questo potere. Me lo lasci ripetere: la gente pensa che se si è scatenata quella tempesta sul ministro della Giustizia, ognuno di loro è in pericolo».
Pensa che ci sia lo spazio per ricucire?
«No, c'è troppa diffidenza reciproca».
Eppure sembrava che si fosse partigliene; il ministro Alfano applaudito all'assemblea Anm. Poi che è successo?
«Anch'io me lo domando, Alfano è uscito di scena e Berlusconi ha gestito in prima persona».
Qual è la sua ipotesi?
«Che il Cavaliere ha la certezza che i ' magistrati sono pronti a un'escaltion nei suoi confronti. E' probabile che Berlusconi sappia di cose che possano riguardarlo e metterlo in grave difficoltà. Per questo motivo ha messo da parte il Guardasigilli ed è entrato in campo lui».
Come si esce da questa situazione?
«Bisognerebbe fare una tregua. Quando lo scontro è tra maggioranza e opposizione non c'è alcun pericolo per la democrazia, è il gioco delle parti. Ma se lo scontro è tra poteri
dello Stato e questo scontro rischia di coinvolgere anche il Quirinale, beh, allora la partita diventa rischiosa».
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