Per i custodi del moralismo, alcune raccomandazioni sono semplici marachelle, altre sono passibili di reato
ROMA - Nel 2007 da ministro intercettato dalla procura di Catanzaro, con una moglie arrestata nella bolgia del consiglio regionale campano dai pm di Santa Maria Capua Vetere, Clemente Mastella invocò le garanzie che sempre devono accompagnare la presunzione di innocenza. E per questo fu additato come il campione della casta che difende sempre e comunque se stessa. Oggi, dopo un anno di esilio, l' ex Guardasigilli - archiviata la sua posizione a Catanzaro - è deciso a togliersi qualche sassolino dalla scarpa con il Pd, che non lo difese, con Di Pietro, che tuonò contro la sua famiglia, e con il governo in carica che si appresta a fare «una riforma polpettone sulla giustizia»: «Se vuoi fare il benefattore con una donazione per la ricerca sul cancro, la fai e basta. Non puoi mica attendere che la malattia colpisca te e la tua famiglia». Iniziamo dall' archivio Genchi. Ora se ne occupa il Parlamento. «Quando ero io parlare tutti dicevano che lo facevo per interesse personale. Invece io segnalavo un pericolo per la democrazia ma tutti facevano finta di non vedere e di non sentire. Uno spettro così ampio di tabulati, che riguardano personalità di vario livello, francamente è cosa che lascia sgomenti e che ha il sapore del ricatto. Se io avessi avuto scheletri nell' armadio non sarei mica andato a fare il ministro della Giustizia... Comunque aspetto ancora di sapere quali conseguenze ha avuto la risultanza del Ros secondo la quale io sono stato intercettato illegalmente. Io sono una persona onesta che, certo, può commettere qualche errore...». Anche la famiglia Di Pietro, con la vicenda del figlio Cristiano, non è esente da errori. «Per i custodi del moralismo, le raccomandazioni fatte da alcuni sono semplici marachelle mentre quelle che appartengono a gente come me sono passibili di reato e di punizione giudiziaria. Su di me c' è stato un pregiudizio che va rimosso...». Lei passò un guaio quando si disse che vi avevano avvertito 24 ore prima che scattassero gli arresti ordinati da Santa Maria Capua Vetere. «I miei collaboratori furono messi sotto per la fuga di notizie». E Di Pietro sapeva che suo figlio era sotto intercettazione Napoli? «No comment». Il ddl Mastella che proponeva un primo giro di vite sulle intercettazioni fu votato quasi all' unanimità dalla Camera. Oggi il ddl Alfano divide anche la maggioranza. «Quel ddl era una sintesi di equilibrio. Non era invasivo con l' attività investigativa dei magistrati, non era in discussione la platea dei reati per cui si può procedere a intercettazione, al tempo stesso operava in termini di risparmio e di salvaguardava la privacy. Invece, ora, questa maggioranza ha esagerato e si sta muovendo in maniera scomposta. Poi con la vigilanza Rai - al di là del modo in cui si è comportato Villari - ha determinato un precedente istituzionale gravissimo. Maggioranza e opposizione troveranno forse un modo di intendersi anche sulla giustizia ma faranno un polpettone, senza guardare il problema reale dei processi lenti. Questo è il rischio dopo i fatti che hanno colpito anche il Pd e spero che non ci vada mezzo l' autonomia e l' indipendenza della magistratura». Mastella riuscirà ancora ad impensierire le grandi coalizioni? «Il caso Rai ci insegna che ci sarà un finta opposizione. Ma Veltroni non può pensare di sfruttare lo schema bipolare a livello nazionale e di invocare i piccoli per le giunte locali. Se il Pd ritiene di vivere in autarchia a livello nazionale, lo faccia anche a livello locale. Ma se poi continua a perdere voti non dica che la colpa è nostra». D. Mart.
Martirano Dino
Pagina 21
(24 gennaio 2009) - Corriere della Sera
|