“I Dico? Cantiamo il de profundis” Il ministro Mastella: «Bene, ma la nota della Cei non cambia molto lo scenario» di LAURA DELLA PASQUA
«CASINI sbaglia a pensare che da solo possa rappresentare il centro. Quanto all’influenza di Rutelli nella decisione dell’Udc di votare con la maggioranza sull’Afghanistan, non ci credo. Rutelli ha già difficoltà nel suo partito, come fa a determinare una situazione di questo genere. Il momento di snodo per la creazione di un grande centro sarà l’appuntamento con le elezioni europee. Si possono presentare liste comuni anche con pezzi di Forza Italia e della Margherita che vogliono restare fuori dal partito democratico». Clemente Mastella, ministro della Giustizia e leader dell’Udeur, ha già digerito il voto sull’Afghanistan e guarda oltre. Anche la partita sulla legge sui Dico la considera conclusa. «la nota della Cei non aggiunge niente al de profundis già suonato per quel provvedimento». Il suo pensiero è all’evoluzione del centrosinistra. «Io ho una sola grande nostalgia, quella per il centro». Il voto sull’Afghanistan ha dimostrato che ora il governo ha una maggioranza variabile in politica estera. Quali conseguenze avrà questa situazione sull’Unione? «Questa tesi della maggioranza variabile non sta in piedi. La maggioranza c’era, eccome. L’idea che bisogna arrivare a 158 voti a favore prescindendo da altri apporti è un’idea un po’ sopra le righe. Piuttosto mi pare evidente che questa volta c’è stata una diversificazione dell’opposizione che ha reso più agile il passaggio del decreto. Ha sbagliato l’opposizione a non votare in linea con Casini». Berlusconi ha commesso un errore tattico? «C’è stato un errore di valutazione da parte della Cdl. Non c’erano i numeri per dare la spallata al governo e sarebbe stato saggio dimostrare che il bene dell’Italia e delle sue relazioni in campo internazionale vengono prima di ogni atto legato a convenienze partitiche interne». Il sostegno dell’Udc cambia qualcosa negli equilibri del centrosinistra? «No, assolutamente no. Chi si illude che l’Udc possa convergere nel centrosinistra si sbaglia. Potrà convergere su fatti di natura istituzionale ma quando questi toccano la politica interna ho i miei dubbi, non è la stampella dell’attuale maggioranza». Nella decisione di Casini si dice che Rutelli abbia avuto una certa influenza. In questo caso l’Udeur è stato messo in disparte? È vero? «Non credo che nella decisione di Casini per il voto sull’Afghanistan abbia influito Rutelli. Quella dell’Udc è stata una scelta di saggezza come quella dell’Udeur nella scorsa legislatura che votò a favore della missione. E poi Rutelli ha già difficoltà nel suo partito, come fa a determinare una situazione di questo tipo?» Il voto dell’Udc è una prova tecnica di una possibile alleanza con i centristi dell’Unione? «Nessuna prova tecnica. Tutto quello che sarà, è rinviato nel tempo. Casini sbaglia a ritenere che da solo possa rappresentare il centro. Il centro è fatto da tanti segmenti che hanno il dovere politico di ritrovarsi. Oggi ci sono delle condizioni speciali che prima non c’erano». Lei ha parlato della formazione di un partito capace di raccogliere il 10% dei consensi. Da chi dovrebbe essere formato? «Convengo con Casini che non può essere la somma di Udeur e Udc ma deve nascere da confluenze plurime». Quando parla di confluenze plurime a chi si riferisce? «Penso anche a forze sociali e del sindacato. L’iscritto alla Cisl e alla Uil può sentire il contagio di una forza politica di centro». Sono in corso contatti? Lei ci sta lavorando? «Per quello che mi è possibile posso lavorarci sempre nella lealtà alla coalizione di cui faccio parte». Vuol dire che non crede a una lunga vita per il centrosinistra? «Questo centrosinistra così com’è non può andare in replica alle prossime elezioni». Le amministrative vedranno alleanze con l’Udc? «Non credo. L’Udc ora ha sulle proprie spalle il fiato grosso degli alleati della Cdl ed è costretto a fare alleanze piene con il centrodestra. Piuttosto le elezioni europee saranno un appuntamento nevralgico per la costruzione di un’area di centro». Da costruire come? «Presentando liste comuni anche con un pezzo di Forza Italia, una parte di quelli della Margherita che non entreranno nel partito democratico. Non saranno certo i gruppi dirigenti ma le fasce intermedie». Pescherete anche nel sindacato? «Secondo me sì. Quando si aprirà una bottega di centro gli acquirenti saranno parecchi». Ci sono le condizioni politiche per la costruzione di un partito alternativo ai due poli? «La logica non è quella dell’alternatività. Vogliamo sedimentare un’area che oggi è dispersa; dopodichè si configurerà anche l’alleanza. Nel caso del centro ci potrebbe essere un interesse da parte del sindacato autonomo, di blocchi sociali, di pezzi di area Cisl. Anche il mondo cattolico può guardare a noi». La nota della Cei che chiede ai politici di promuovere e difendere la famiglia rende più profonda la spaccatura nel centrosinistra? A questo punto la Bindi cosa dovrebbe fare? «Non mi permetto di dare consigli. So quello che farò io». La posizione della Cei segna il de profundis per la legge sui Dico? «Secondo me il de profundis è stato già cantato da tempo e uno dei cantori ero io. La nota non cambia molto lo scenario»
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