CAMPANIA INFELIX
Quelle procure contro i cittadini
di Ruggiero Capone
L’Appello di Sandra Lonardo (moglie di Clemente Mastella) al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano “per ritrovare la libertà e porre fine a un esilio obbligato” ha fatto il giro del mondo. Ora anche in Cina ed Australia sanno che c’è una procura in Italia che, su fumose accuse, vieta ad una donna di potere tornare a casa propria, in Campania. Sandra Lonardo, presidente del Consiglio regionale campano, è stata colpita da un divieto di dimora nella regione e nelle province extraregionali limitrofe. Una misura ad dir poco parossistica, specie se si considera l’accusa, la Lonardo avrebbe aiutato un disoccupato in forte bisogno a trovare l’occupazione. Se il metro usato dai magistrati campani dovesse estendersi a tutto lo Stivale finirebbero sotto accusa tutti coloro che aiutano il proprio prossimo a trovare un lavoro. Il caso di Sandra Lonardo Mastella è emblematico, ma non è il solo. Quello del sottosegretario Nicola Cosentino ha appassionato le cronache politiche degli ultimi tre mesi, e perché dopo 15 anni un magistrato s’è ricordato di dare ascolto ad una voce di corridoio: una bomba giudiziaria ad orologeria che, alla viglia delle regionali, sbarra la strada alla candidatura di Cosentino per il Pdl campano. Fortunantamente la Camera dei deputati ha respinto la richiesta di arresto, e Cosentino finché avrà l’immunità parlamentare non rischia alcuna misura cautelare in conseguenza dell’ordinanza emessa dalla Dda di Napoli: ma il parlamentare del Pdl, prima di questa vicenda, era il candidato in pectore del centrodestra come governatore della Campania, oggi rappresenta l’ennesima carriera politica colpita dal sospetto, dalle voci.
Le effettive colpe di Sandra e Nicola non è dato conoscerle, si sa che sono finiti sui giornali, che su di loro ci sono indagini. Nulla è stato provato, come del resto alcuna condanna di terzo grado comminata, le loro vite politiche (e spesso anche familiari) sono state sospese. Queste vicende hanno tutte un filo che le lega, l’amministrazione della giustizia nelle procure di Napoli, Caserta e Santa Maria Capua Vetere. Dopo che partono le indagini, e su indizi davvero risibili, l’immagine pubblica di questi politici viene infangata per finalità elettoralistiche. Napoli e Caserta, come un po’ tutta la Campania, sono ormai una terra dove la gente comune preferisce sedersi piuttosto che fare impresa. Un tempo la provincia di Caserta contava migliaia di piccole imprese edili. Tutte dedite a piccole costruzioni e ristrutturazioni. La maggior parte ha chiuso, per l’80 per cento le loro attività sono finite al vaglio dei tribunali fallimentari. “Si tratta di gente onesta e generosa - spiega un avvocato di Caserta - che quando mette il naso fuori dalla Campania viene truffata dalle grandi spa sponsorizzate dai democratici oggi all’opposizione. Se poi si scopre che l’imprenditore non ha simpatie a sinistra prende botte da tutti”. Ma le procure campane sono concentrare a perseguitare i vari Lonardo e Cosentino, non hanno tempo per questioni che non passino sotto i riflettori dei media. Ma circa un annetto fa il Tg 5 faceva emergere uno dei tanti casi di truffa in danno d’imprenditori campani, orchestrato da una società romana che vinceva le gare d’appalto per la realizzazione di edifici scolastici pubblici durante la giunta Veltroni. Ci va di mezzo un casertano, l’imprenditore Vincenzo Palmiero, che lavora senza essere pagato, rimettendoci un milione e mezzo di euro. Palmiero, consigliere comunale del Pdl a Lusciano (Aversa), è stato l’unico a non essere pagato. Lo hanno truffato dopo aver scoperato che il suo impegno politico non era a sinistra. La società che lavorava con le giunte romane di centro-sinistra è naturalmente coperta da grandi coltri omertose. Casi come quello di Palmiero la sola provincia di Caserta ne conta quasi centomila: ma Santoro o Floris non inviterebbero mai questa gente in trasmissione, per raccontare l’altra faccia d’un giustizia impegnata mediaticamente sul fronte delle persecuzioni. Tra procure e società civile c’è ormai un fossato incolmabile.
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