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I NOSTRI VALORI,
LE NOSTRE IDEE,
LE NOSTRE PROPOSTE

Il contributo dei POPOLARI UDEUR per la prossima legislatura
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ETICA E POLITICA
LA QUESTIONE MORALE COME PRIORITA’ PERMANENTE

Al primo posto del nostro programma c’è il primato dell’etica nella politica e nell’economia.
L’etica pubblica è la base comune su cui costruire l’incontro tra le diverse culture e tradizioni politiche. Ciò permette di trovare il primo elemento condiviso in grado di fornire una regolamentazione alle libertà dei singoli, impedendo che le argomentazioni siano tutte moralmente equivalenti. Per noi, cristianamente ispirati, è chiaro che non si può pretendere che tutti abbiano la stessa ispirazione nei loro comportamenti pubblici, ma si deve pretendere che tutti abbiano lo stesso rispetto per gli altri e per la comunità in cui viviamo. La questione morale deve essere considerata priorità permanente, perché qualunque democrazia non può che poggiare su solide basi morali.
Il Governo che verrà dovrà fondare la sua azione politica sulla trasparenza, il rispetto delle regole, la moderazione degli interessi, l’autonomia e la neutralità nei confronti delle lobbies, che pure dovranno essere contemplate e regolamentate nella loro azione.

Noi chiediamo l'adozione di un codice etico per tutti i membri del futuro Governo, con la possibilità di revoca dell’incarico in caso di mancato rispetto del codice.
Niente privilegi, niente uso privato delle informazioni riservate, niente conflitto di interessi, niente commistioni tra politica e affari.

Ma Etica significa anche Bioetica. Il rispetto per la sacralità della vita è la traccia della nostra ispirazione. Noi ribadiamo con forza che gli esseri umani non sono cavie e che si deve dare ai figli genitori veri e conosciuti. E’ necessario ribadire con tutta fermezza che niente e nessuno può autorizzare l’uccisione di un essere umano, feto o embrione che sia, bambino o adulto, vecchio, ammalato incurabile o agonizzante. Nessuno, inoltre, può richiedere questo gesto omicida per se stesso o per un altro affidato alla sua responsabilità, né può acconsentirvi esplicitamente o implicitamente. Nessuna autorità può legittimamente imporlo né permetterlo. Da qui il nostro NO incondizionato all’eutanasia.

Infine Etica, come ricerca del bene attraverso l’incontro con le altre culture, significa anche ricerca della Pace. Noi siamo per una cultura della pace intesa come impegno, come assunzione di responsabilità, come esigenza di dialogo, comprensione, scambio. Questo è il senso del nostro essere pacificatori più che pacifisti.

 LA FAMIGLIA AL CENTRO

La base del nostro vivere comune è la famiglia, e pur capendo la necessità di riconoscere i problemi giuridici e civili di tutti coloro che scelgono di vivere insieme in forme diverse dal matrimonio, riteniamo quest'ultimo il fondamento della famiglia, e riteniamo inaccettabile ogni tentativo di equiparazione alle famiglie delle coppie di fatto.
Per i POPOLARI UDEUR è necessario riconoscere in maniera esplicita il ruolo attivo della famiglia, permettendole di svolgere la sua funzione sociale ed economica con mezzi, risorse e con la consapevolezza che la funzione della famiglia è insostituibile con altre forme di istituzioni sociali.
Per un partito come il nostro, cristianamente ispirato, tutto ciò, non è solo un obbligo politico, ma soprattutto un dovere morale.
Riteniamo si debbano promuovere quattro ordini di intervento:

1. Politiche economiche e fiscali: il QUOZIENTE FAMILIARE

E’ necessario che si indichi nella famiglia, e non più nell’individuo, l’unità impositiva Irpef, applicando il sistema del quoziente familiare.
La Costituzione italiana pone a fondamento del sistema fiscale la capacità contributiva e il principio di progressività che, a loro volta, richiamano implicitamente il principio dell’equità orizzontale, e cioè un trattamento fiscale uguale per i contribuenti che sono uguali sul piano delle loro caratteristiche economiche e sociali. L’obiettivo di realizzare in Italia una maggiore equità orizzontale si traduce in una graduale, ma sostanziale, riduzione dell’imposizione fiscale a carico delle famiglie. In un certo senso l’obiettivo è quello di eliminare l’implicita imposta sulla famiglia che attualmente esiste in Italia, permettendo di ridurre il carico per chi ha redditi più bassi in relazione al numero dei figli. Ciò rilancerebbe i consumi nel nostro Paese e provocherebbe una più equa redistribuzione delle risorse su scala territoriale tra Nord e Sud, vista la maggiore presenza di figli nelle famiglie meridionali. Inoltre, nel concreto, più risorse alle famiglie significa più benessere dello stesso nucleo familiare a partire dai bambini e minore sofferenza per chi soffre già. Per questo motivo, per quanto attiene le politiche economiche, riteniamo necessario portare la spesa per la famiglia nel nostro Paese dall’1% del PIL al 2,5%, (media UE).

In questa direzione, proponiamo:

· L’istituzione di un sussidio di base (Bed & Brekfast, pannolini & latte) per bambini fino a due anni, pari a 150 euro mensili finalizzato a sostenere l’onere economico della famiglia nella fase in cui sono necessari più soldi e più tempo. Questa misura deve avere carattere nazionale con risorse reperite a livello fiscale ed eventuale attuazione graduale. A ciò si devono aggiungere interventi di politiche di welfare locale (attraverso la legislazione regionale) con incentivi una tantum a sostegno della maternità in presenza di disagio economico, e di integrazione delle rette per la frequenza agli asili nido.

· La deducibilità nella dichiarazione dei redditi, per il salario per l’impiego di una baby sitter; per le spese sostenute per gli asili nido e le scuole materne. Ma ciò si estende anche alle spese per il pagamento di case di cura per anziani, a quelle sostenute per costituire una polizza di assicurazione a favore di un portatore di handicap. Inoltre devono essere estese anche alle spese in tecnologia per i portatori di handicap.

· Risorse per la conciliazione dei tempi dei genitori. Il tema della conciliazione dei tempi viene affrontata su due livelli (cfr. anche il programma “Donne di Centro” del coordinamento femminile POPOLARI-UDEUR): quello dei servizi e quello delle risorse economiche. Per queste ultime, noi chiediamo quindi un riconoscimento di una indennità pari a 300 euro mensili per i genitori che riducono l’orario di lavoro a part-time ovvero che lo lasciano temporaneamente fino ai tre anni di età del figlio, finalizzata ad un sostegno familiare per l’educazione oltre il periodo di riconoscimento dell’indennità di maternità facoltativa Questo intervento è cumulabile con l’integrazione della retta all’asilo nido per le donne che riducono il lavoro part-time.

· L’istituzione di un Fondo per la non autosufficienza che permetta di innalzare a 1000 euro l’indennità di accompagnamento dai circa 500 euro di oggi. Rispetto ai 4 miliardi di euro necessari oggi per corrispondere l’indennità a circa un milione di persone, si tratta di reperirne altri 5 razionalizzando le risorse in capo alle famiglie ed ai comuni, e gravando in maniera proporzionale al reddito. Si potrebbe prevedere anche una tassa di scopo, dedicata alla non autosufficienza, per eventualmente ampliare la base che deve beneficiare dell’indennità. Tale Fondo garantirebbe, per le persone non autosufficienti, i livelli essenziali, e non avrebbe una funzione sostitutiva delle prestazioni sanitarie. Si potrebbe inoltre studiare un sistema integrativo con la presenza di operatori assicurativi privati, deducibile a livello di nucleo familiare.

· Il riconoscimento del “lavoro di cura”, prestato prevalentemente dalle donne nei confronti di persone prive di autonomia, secondo quanto già previsto dalla L.493/99 che afferma (art.6) “Lo Stato riconosce e tutela il lavoro svolto in ambito domestico, affermandone il valore sociale ed economico connesso agli indiscutibili vantaggi che da tale attività trae l’intera collettività”. Tale riconoscimento deve prevedere obbligatoriamente una forma di previdenza, garantendo il diritto alla pensione, per quelle persone, in prevalenza donne, che fungono da strategico ammortizzatore sociale.

2. La casa: elemento di fiducia e di lotta alla precarietà

Uno dei fattori critici che limitano la costituzione di nuove famiglie, ritardano il matrimonio ed in sostanza penalizzano l’assunzione di responsabilità familiari e genitoriali dei giovani, è indubbiamente costituito dalla casa. Noi proponiamo l’istituzione di un fondo di garanzia con fondi nazionali, regionali e – dove possibile- comunali (grandi città) finalizzato a garantire l’adempimento della obbligazione della restituzione del capitale mutuato. Ciò permette di contrarre un mutuo a coloro che non sono in grado di offrire sufficienti garanzie reali, e di poter beneficiare di una limitazione dei tassi tale da far configurare la rata del mutuo come il pagamento mensile dell’affitto. Il Fondo prevederà anche dei “Prestiti sull’onore” quali temporanei finanziamenti per esigenze legate alla casa, senza interessi a carico del contraente, da utilizzarsi anche in caso di impossibilità a pagare la rata mensile del mutuo.

3. I servizi reali: dai socio-assitenziali alla promozione dell’associazionismo familiare

Nel considerare la famiglia la colonna portante del sistema di welfare riteniamo opportuno che alle prestazioni offerte in ambito socio-sanitario si aggiungano altre forme di servizi la cui organizzazione e gestione sia partecipata il più possibile dalle stesse famiglie, accedendo alle risorse degli Enti locali in materia di servizi alle persone. Tutto ciò per sviluppare le capacità delle famiglie ad assumere efficacemente la pienezza delle proprie funzioni educative e sociali.

Pertanto è necessario, in accordo con Regioni e comuni:

· promuovere e sostenere le iniziative finalizzate alla creazione di reti primarie di solidarietà, l'associazionismo e la cooperazione, al fine di favorire forme di auto-organizzazione e di aiuto solidaristico tra le famiglie per la cura dei bambini, degli adolescenti, degli anziani, dei disabili.
· realizzare forme di auto-organizzazione e mutualità familiari, quali i "nidi famiglia”, anche attraverso l’organizzazione delle "banche del tempo”, o di altre attività che favoriscano il mutuo aiuto tra le famiglie per l'espletamento delle attività di cura, sostegno e ricreazione del minore e che aiutino anche a combattere il fenomeno della dispersione scolastica.


IL MEZZOGIORNO, QUESTIONE NAZIONALE
Il Sud deve essere al centro della politica di questo Paese,
perché rappresenta la più grande opportunità di sviluppo che ha oggi l’Italia. Il centrodestra ha perso al Sud e sul Sud perché non ha capito che “il rischio declino” del nostro Paese si contrasta solo investendo sulle nostre risorse presenti nel Mezzogiorno.
Il centro-sinistra dovrà porre il Mezzogiorno al centro del rilancio economico e sociale, con una nuova e grande stagione per la promozione della cultura dello sviluppo e della legalità.
Crediamo che sviluppo e crescita economica non vadano confuse, dal momento che molti degli interventi previsti per il nostro Mezzogiorno possono favorire una crescita della ricchezza, ma non uno sviluppo in grado di garantire stabilità e reale benessere diffuso. Dobbiamo impegnarci per cercare la qualità dello sviluppo, intercettando le grandi direttrici strategiche che provengono dall’Europa e dai nuovi assetti geopolitica, che fanno di nuovo, del Mediterraneo, il crocevia sia commerciale tra Oriente ed Occidente sia politico tra Nord e Sud del mondo. Così come nel dopoguerra era stata intercettata la grande direttrice strategica dell’intervento pubblico straordinario, creando la Cassa del Mezzogiorno (sul modello americano) che era riuscita con successo a trasferire e a generare più cultura dello sviluppo che erogazione semplice di risorse.
Pertanto il Sud è presente in tutti i punti del programma, dal momento che le nostre proposte potranno realizzarsi se il Sud ne sarà motore.
A ciò si aggiungono alcune specificità che possono favorire quello sviluppo stabile e diffuso, se realizzate secondo quel modello dell’intervento pubblico europeo straordinario, che crediamo ancora necessario per ridurre il divario Nord –Sud, e quindi Italia – resto d’Europa.
Tali specificità le possiamo sintetizzare nei seguenti punti:
Fiscalità, incentivi, accesso al credito; per i quali proponiamo riduzione IRAP e sgravi contributivi per nuovi assunti, con priorità al settore manufatturiero. Per gli incentivi alle imprese, mantenere il conto capitale, responsabilizzare le banche, preferire incentivi negoziali a quelli valutativi. Per il credito proponiamo interventi di fondi di garanzia pubblico-privato per ridurre il gap tra Nord e Sud sia sul differenziale dei tassi sui prestiti a breve, sia sull’incidenza delle garanzie reali. Ci batteremo inoltre per portare al Sud Italia, la nascente Banca EUROMEDITERRANEA.
Nuove politiche di coesione, Fondi strutturali per l’obiettivo 1; massimo impegno per dare al Sud il ruolo di ponte tra la UE e il Sud e Sud Est del Mediterraneo. Nell’ambito del nuovo negoziato sulle prossime programmazioni dei fondi 2007-2013 ci impegneremo per rafforzare le regioni del Sud per il conseguimento delle priorità di Lisbona e Goteborg: grandi reti europee di comunicazione, sostegno a ricerca ed innovazione tecnologica, società dell’informazione, crescita del tasso di occupazione, formazione lungo tutto l’arco della vita.
Infrastrutture; coinvolgere i privati nello sviluppo delle grandi opere con fondi da aggregare a quelli europei e nazionali. Tale addizionalità dovrà essere equamente ripartita tra l’ampliamento e ammodernamento delle reti esistenti e la pianificazione di nuove opere.
Lotta al sommerso; dotare le Forze dell’Ordine di strumenti, mezzi e risorse, idonei per contrastare il fenomeno, a partire dalla contraffazione, controllare la partecipazione delle imprese alle gare pubbliche, evitando attribuzioni ad eccessi di ribasso, favorire politiche negoziali per incentivi stabili all’emersione.

INVESTIRE NELLA RISORSA PERSONA
SCUOLA, UNIVERSITA’, IMMIGRAZIONE, LAVORO

La “persona” è la risorsa di base della società in quanto fattore determinante per lo sviluppo e il progresso del Paese. I nostri giovani e gli immigrati di buona volontà rappresentano la vera scommessa dell’Italia: quanto più saremo in grado di garantire loro la migliore istruzione, formazione ed accesso al lavoro, tanto più le imprese saranno in grado di innovare attraverso nuove conoscenze e nuove competenze, tanto più il Paese avrà un futuro di crescita e benessere.

SCUOLA, FORMAZIONE E UNIVERSITA'

Noi proponiamo: per la scuola pubblica dell’infanzia, assicurare il tempo necessario, un organico funzionale alle esigenze di un servizio formativo di qualità, a cominciare dal numero dei bambini per sezione. Per le fasce successive, tornando ad elevare l'istruzione obbligatoria, ed assicurando un’istruzione post-obbligatoria e post-diploma di qualità. Proponiamo inoltre di sostenere, con adeguate risorse professionali e finanziarie, il tempo pieno nella scuola elementare e il tempo prolungato nella scuola media, i processi di integrazione dell'handicap e dei ragazzi stranieri, le attività di recupero e sostegno, le iniziative volte ad impedire l'evasione e la dispersione scolastica. Inoltre proponiamo di sviluppare un sistema adeguato di borse di studio per tutte le fasce di età; e di promuovere i rapporti tra sistema scolastico e sistema universitario e la collaborazione istituzionale tra Regione, autonomie scolastiche, Enti locali, università e enti di formazione professionale, anche per un efficiente sistema di formazione continua lungo tutto l’arco della vita. Riteniamo inoltre fondamentale garantire la rivalutazione delle retribuzioni dei docenti a livello europeo e la valorizzazione professionale di tutto il personale, nonchè la soluzione dell'annoso problema del precariato.
Ma scuola pubblica non deve significare mancanza di opportunità per tutte le altre istituzioni religiose e non, che volessero nel rispetto delle leggi organizzare la propria scuola. Pari dignità e pari opportunità per la scuola pubblica e privata. Si deve affrontare la questione della parità, in particolare con la scuola cattolica, tramite il sostegno delle scelte educative delle famiglie con adeguati sgravi fiscali, fornitura gratuita dei libri di testo ed altri supporti didattici, elargizione di borse di studio, nonché tramite l’incentivazione dei migliori istituti, in particolare quelle scuole i cui meriti storici e culturali siano di primo piano, attraverso investimenti sulla qualità, riconoscimento del valore delle iniziative di enti e privati ed efficace integrazione con altre istituzioni e con il mondo del lavoro.

Qualità nella formazione significa anche:

· garantire la difesa dell’autonomia delle istituzioni scolastiche, universitarie e degli enti di ricerca dall’invadenza della politica sia centrale sia regionale o locale, incentivando al contempo efficaci raccordi col territorio e qualità di livello europeo;
· garantire, attraverso un piano programmatico pluriennale le risorse finanziarie e incrementare le dotazioni stabili di personale necessarie alle scuole, alle università ed agli enti di ricerca, specie di giovani di merito;
· potenziare il carattere unitario del sistema nazionale pubblico di istruzione, promuovere lo sviluppo diffuso ed organico della istruzione-formazione e della ricerca in tutto il territorio nazionale,superando squilibri e carenze regionali, sostenendo la qualità dei risultati delle istituzioni, recuperando difficoltà di apprendimento e dispersioni scolastiche ed universitarie, e valorizzando eccellenza formativa e merito delle giovani e dei giovani, garantendo diritto allo studio e diritto di ogni persona all’istruzione e all’apprendimento per tutta la vita;
· creare intorno alle scuole e alle università una rete di sostegno sociale, politico, economico e culturale, stabilendo altresì che ogni innovazione e riforma vada compiuta con un largo consenso nell’opinione pubblico e nel mondo scolastico , universitario e della ricerca. Da questi obiettivi, e non da una pregiudiziale ideologica, discende la necessità di riordinare il sistema dell’istruzione, con una chiara inversione di tendenza rispetto alla devolution e alla riforma Moratti .

Per questo proponiamo:

1. la valorizzazione dell’esperienza culturale e tecnica degli istituti tecnici e degli istituti professionali di Stato ingiustamente mortificati dalla riforma Moratti, potenziando l’alternanza scuola-lavoro e le specificità tipologiche, laboratoriali e didattiche e professionali, quali quelle che si concentrano ad esempio negli istituti professionali alberghieri, turistici, artistici, agrari;
2. la creazione di un istituto professionale tecnico superiore post diploma per ogni provincia del Mezzogiorno, prendendo spunto dal modello tedesco e cioè una tipologia di formazione-istruzione di livello superiore più forte e permanente degli attuali IFTS, successiva al diploma di scuola media superiore, di durata almeno biennale, che faccia acquisire competenze professionali , tecniche, industriali, amministrative e commerciali, veda al centro le garanzie offerte dalle competenze e dalle specificità alte delle scuole superiori, ma che sia paritariamente espressione di settori produttivi di beni e servizi tipici della cultura e della produzione del territorio, con la partecipazione di comunità locali, delle camere di commercio, dei sindacati, del mondo professionale, delle università.
3. l’offerta di una completa defiscalizzazione per le imprese che sponsorizzano edilizia scolastica e laboratori.
4. per le scuole paritarie no profit, la garanzia per i primi tre anni della copertura degli oneri previdenziali per l'assunzione a tempo indeterminato di personale scolastico precario dalle pubbliche graduatorie, secondo l’ordine di precdenza.
5. un bonus del valore di 10.000,00 euro (pari al costo di un’utlilitaria) per gli studenti, con un punteggio di almeno 75/100 e con reddito familiare inferiore a sessantamila euro, che arrivino alla fine del percorso scolastico dell’obbligo, nelle regioni in cui la dispersione superi del 50% la media europea.
6. istituzione di prestiti allo studio, con particolare riferimento alle facoltà scientifiche e tecnologiche per i percorsi formativi post-obbligatori e universitari , con differenti modulazioni , secondo reddito, residenzialità, profilo di merito dello studente.
7. ridefinizione del modello di finanziamento della ricerca pubblica e delle modalità d’incentivazione della ricerca industriale, con defiscalizzazione degli oneri, ampliando il numero di ricercatori giovani e le loro possibilità di qualificato lavoro scientifico nel rapporto pubblico-privato, con cofinanziamenti e prestiti finalizzati, attraverso una sorta di patto tra tutti gli attori coinvolti, e imprese, introducendo un nuovo credito d’imposta per le imprese che investono in ricerca applicata all’alta tecnologia, in modo differenziato tra Sud e Nord del Paese ed adeguate forme di deducibilità fiscale delle spese di ricerca per le nuove proposte di cultura tecnologica integrata con le potenzialità di uno sviluppo “glocale”, incentivazione agli investimenti in ICT delle imprese, previa garanzia di affidabili meccanismi di verifica.

L’IMMIGRAZIONE COME RISORSA

La risorsa persona è anche l’altro, che viene da lontano alla ricerca dei propri diritti a partire da quello alla propria dignità. Centro è incontro e apertura all’altro. L’apertura agli immigrati è parte del nostro programma non solo per cultura e sensibilità, ma anche per calcolo ed esperienza. Probabilmente tutti gli italiani hanno o hanno avuto un parente emigrato per necessità. E tutti sanno il contributo positivo che i nostri connazionali hanno dato ai Paesi che li hanno ospitati. Oggi siamo noi ad ospitare, consapevoli che gli immigrati possono costituire una grande opportunità per rilanciare il sistema economico nazionale.
C’è l’esigenza quindi di dare una nuova dimensione strutturale al fenomeno dell’immigrazione e, pertanto, proponiamo investimenti per studi di settore e analisi previsionali sui fabbisogni del mercato e sulle potenzialità dell’offerta, meccanismi di accesso innovativi, quali il permesso di soggiorno per la ricerca di lavoro con la sponsorizzazione, reali iniziative mirate di formazione in loco sulla base dei fabbisogni evidenziati, massiccio coinvolgimento delle Parti Sociali nella definizione delle politiche migratorie.

LAVORO E PREVIDENZA

E’ diffuso il giudizio sul mercato del lavoro in Italia come in rapida decelerazione e non più in grado di garantire i livelli quantitativi e qualitativi, prerequisiti necessari alla crescita economica. Se il lavoro perde la sua dignità, la sua centralità, la sua stabilità, il declino del Paese sarà inevitabile e la dignità della persona umana mortificata.

Prima di ogni azione riteniamo necessario istituire una Commissione parlamentare sul mercato del lavoro per conoscere e monitorare il quadro generale delle numerose variabili in gioco, come, ad esempio, il costo del lavoro, la produttività e, soprattutto, il costo sociale della flessibilità. Ecco perché riteniamo che prima di intervenire sulla Legge Biagi sia necessario acquisire dati e informazioni circa gli esiti della sua applicazione, per poi intervenire in maniera mirata e utile, a prescindere dall’entità delle modifiche da apportare.

In questa chiave ci proponiamo tre obiettivi:

1. obiettivo diritti

I. Responsabilità sociale imprese. Perseguire un equilibrio fra persona (valutazioni sociali), ambiente (valutazioni di sicurezza) e competitività (valutazioni economiche). Accompagnare il fenomeno della Responsabilità Sociale delle Imprese con una regolamentazione adeguata che incentivi la volontarietà e preveda procedure di valutazione e di verifica. Tali procedure dovrebbero essere realizzate con un equo bilanciamento di:intervento pubblico di regolamentazione, monitoraggio e verifica (Ministero del lavoro o Ente di accreditamento ad hoc); concertazione; opzioni aziendali.
II. Codice della persona e del lavoro. La persona va protetta nei suoi diritti fondamentali e basilari. Di qui l’esigenza di emanare quanto prima lo “Statuto dei lavori” che preveda uno “zoccolo” di garanzie uguali per tutti i lavoratori, indipendentemente dal tipo di lavoro svolto, e che perciò dovrebbe definirsi: “Statuto della persona” o, meglio, Codice della persona e del lavoro.
III. Ammortizzatori sociali. Controllo più incisivo nella concessione della Cassa integrazione guadagni alle imprese che si delocalizzano, pur in presenza di utili di bilancio; incentivi per il ricorso, in via alternativa alla Cassa integrazione guadagni, ai contratti di solidarietà.
IV. Previdenza
- testi unici. E’ opportuno procedere ad una ricognizione dell’esistente e riordinare in Testi Unici le numerose e frammentarie normative emanate in materia di previdenza sociale.
- semplificazione delle procedure. Qualsivoglia intervento riformatore non può prescindere da esigenze di: a) riordino b) semplificazione c) razionalizzazione.
- revisione del metodo contributivo. Il metodo contributivo di calcolo della pensione non è idoneo a tutelare i soggetti che abbiano alternato periodi di attività lavorativa con periodi di non lavoro.
Occorre, quindi prevedere due correttivi, il primo che potremmo chiamare correttivo giovani, che consiste nel rivedere il metodo contributivo in modo da consentire al lavoratore di percepire, in ogni caso, un trattamento non inferiore a determinate percentuali del reddito goduto negli ultimi dieci anni di lavoro effettivo (tolti i periodi di sospensione dal lavoro o i periodi di inattività); ovvero garantire una prospettiva previdenziale ai giovani che entrano nel mercato del lavoro flessibile e precario, prevedendo una soglia minima pari al 70% dell’ultima retribuzione. Il secondo, che potremmo chiamare correttivo famiglia: questo ulteriore correttivo (sempre in aumento del trattamento spettante) riguarda il caso in cui il pensionando sia l’unico titolare di reddito nell’ambito della sua famiglia.
- salvaguardia del potere d’acquisto delle pensioni. E’ necessario intervenire sulla disciplina delle perequazioni e dei relativi “scaglioni” al fine di adeguare realmente al costo della vita i trattamenti pensionistici.
- Bonus per il posticipo del pensionamento. Occorre rivedere la disciplina dei bonus, eliminando le restrizioni attualmente previste ed introducendo incentivi per il datore di lavoro.
- revisione della disciplina previdenziale del lavoro a progetto. Si dovrebbe prevedere almeno la possibilità di ricongiunzione previdenziale dei periodi di lavoro prestati come lavoratore a progetto con quelli prestati come lavoratore subordinato.
- rilanciare e sviluppare la previdenza complementare con la destinazione del TFR a fondi negoziali e collettivi, a fondi aperti con Governance certa e trasparente.

2. obiettivo equilibrio

In vista di una maggiore competitività dell’impresa e stabilità del posto di lavoro, si propone di:
I. ridurre il costo del lavoro per unità di prodotto;
II.ampliare la durata del periodo di prova del lavoratore assunto a tempo indeterminato, prevedendo un periodo di preavviso per il recesso durante il periodo di prova;
III. ridurre l’area del lavoro precario, ponendo limiti alle proroghe e/o ai rinnovi dei contratti di lavoro non stabili;
IV. tutelare i periodi di inoccupazione fra un lavoro “flessibile” e l’altro con una formazione professionale assistita da un sussidio minimo formativo (su.mi.fo.), in modo da passare dall’attuale precarietà del lavoro ad una alternanza protetta fra un’attività lavorativa e l’altra. Il costo del su.mi.fo. verrà sostenuto, in parte, con l’intervento diretto dello Stato e, in parte, con percorsi formativi finanziati dagli appositi Fondi per la formazione.
V. ampliare la fascia di età per le donne che si inseriscono o reinseriscono nel mondo del lavoro, defiscalizzando il datore di lavoro con le condizioni applicate tramite il contratto di apprendistato.
VI. intervenire sulla flessibilità in uscita. Si potrebbe attuare il precetto della reintegrazione nel posto di lavoro, prevedendo la stipulazione, a favore dei lavoratori, di una polizza assicurativa (contro i rischi derivanti dalla perdita del posto di lavoro) per risarcire il danno al lavoratore illegittimamente licenziato, garantendogli (soltanto per il periodo in cui il lavoratore sia in stato di disoccupazione) una indennità pari alla retribuzione, per un periodo variabile (ad esempio, dai 5 ai 15 anni), in base a criteri stabiliti in sede di contrattazione collettiva, avendo riguardo a: gravità dell’infrazione, vizio di forma o di sostanza, stato occupazionale del lavoratore; anzianità, dimensioni dell’azienda,

3. obiettivo concertazione

Sotto quest’ultimo profilo, si tratta di intraprendere la via di una delegificazione concertata che :
I. si avvalga di una concertazione fortemente interattiva, estesa a tutti i livelli contrattuali e territoriali, sulla linea di un consenso progressivo e pervasivo delle diverse sedi di negoziazione sindacale;
II. ampli la regolamentazione sindacale sul rapporto di lavoro, secondo specifiche filiere normative. E penso, ad esempio, alla materia dell’orario di lavoro e a quella salariale, con particolare riguardo alle retribuzioni variabili legate alla produttività, al rendimento e all’innovazione.
III. promuova l’osservanza generalizzata della contrattazione collettiva mediante l’attuazione dell’art. 39 Cost.
IV. istituisca un organismo (ad esempio, un’apposita Commissione di garanzia) per l’applicazione dei contratti collettivi.

PREMIARE L’ITALIA CHE PRODUCE
 
Di fronte alle nuove sfide provenienti dalla globalizzazione e dalla post globalizzazione, è necessaria una tensione permanente al cambiamento, capace di sviluppare nuove progettualità e mappe strategiche orientate ad una moderna competitività basata su un continuo rinnovamento tecnologico ed industriale.
C’è bisogno di una vera ripartenza, attraverso una reale , politica industrialeche può avvenire solo attraverso l’impegno di tutti, istituzioni e parti sociali, avendo ben chiaro che lo sviluppo e la crescita occupazionale non può prescindere dalla centralità dell’industria e delle attività produttive manifatturiere, di alta qualità ed innovazione, cui possono aggiungersi, i servizi, il turismo, l’entertaiment, la cultura . La nostra cultura democratica ci impone la strada della partecipazione e della concertazione per la soluzione della crisi industriale e del declino crescente, attraverso:
• una nuova politica industriale che punti sui grandi gruppi, e sui settori manifatturiero e ad alto livello di conoscenza;
• la modernizzazione tramite reali incentivazioni all’innovazione, ma anche la difesa delle produzioni del Made in Italy, con l’istituzione di un fondo pubblico-privato per le ristrutturazioni e i salvataggi di impresa;
· una forte strategia internazionale di attrazione degli investimenti, che sia mirata e coerente con le vocazioni dei territori e dei distretti;
· l’eliminazione della cassa integrazione per le imprese che delocalizzano e che non sono in crisi, e l’estensione degli ammortizzatori ai settori non coperti (artigianato, microimprese, servizi) che fossero in stato di crisi;
· il raggiungimento dell’obiettivo del 2% del PIL in Ricerca entro i cinque anni della legislatura e l’attivazione di un programma nazionale di incentivazione agli investimenti in ICT delle imprese.
· il collegamento tra università, ricerca e impresa, dovrà essere garantito anche con la ridefinizione delle competenze dell’Esecutivo e l’istituzione di un’apposita rask force tra le deleghe su università, ricerca e innovazione tecnologica. L’Università deve diventare fattore strategico di crescita per l’impresa, riorganizzando la ricerca, ed ampliando il numero di ricercatori giovani e le loro possibilità di qualificato lavoro scientifico nel rapporto pubblico-privato.
· una nuova stagione dell’autoimprenditorialità con la messa in moto di nuovi strumenti di creazione di imprese giovanili e percorsi di accompagnamento all’autoimpiego, con la creazione di fondi dedicati, prodotti dal recupero dell’emersione e dell’evasione, nonché dalla confisca di beni alle attività criminali.
· un rilancio della imprenditoria femminile, con maggiori risorse e minore burocrazia, ma anche prevedendo possibili sostegni alle imprenditrici di micro o piccole imprese già operative in situazioni di specifiche difficoltà. Tutto ciò con una particolare attenzione al rafforzamento delle funzioni del Ministero Pari Opportunità, quale luogo di promozione anche delle politiche imprenditoriali femminili;
· forme di incentivazioni per favorire aggregazioni di impresa al fine di migliorare la competitività su scala internazionale, ma anche una più efficace utilizzazione dei servizi per le imprese, nonché per una maggiore capacità negoziale nei confronti delle banche e della finanza;
· politiche fiscali che favoriscano lo spostamento di risorse finanziarie dalle rendite agli investimenti produttivi;
· maggiore trasparenza del mercato finanziario con l’obbligo della tracciabilità della finanza, che consenta, per i grandi gruppi di interesse nazionale, di sapere la provenienza dei fondi utilizzati per l’acquisto e la partecipazione nell’azionariato delle imprese.
· una più attenta strategia di privatizzazioni che favorisca la concorrenza, ma che giustifichi davvero la necessità di cessione da parte dello Stato;
· una politica di tutela dei consumatori, anche per ciò che riguarda gli ordini professionali, le cui riforme siano concertate con gli stessi ordini e non imposte su basi ideologiche e teoriche, per evitare caos e peggioramento di qualità e garanzie per i cittadini.

Ma innovazione quale strategia per il rilancio del Paese significa anche grande attenzione alla modernizzazione della Pubblica amministrazione con incentivazione ai piani di E-Government per un nuovo patto istituzioni- cittadini – imprese.

Non meno rilevante è il tema delle liberalizzazioni nel settore delle public utilities, dove noi chiediamo una reale concorrenza attraverso authorities sempre più autorevoli e la separazione effettiva tra gli operatori del settore e i gestori delle reti, eventualmente anche con il coinvolgimento di un soggetto pubblico, certi come siamo che in un regime regolamentato il servizio è pubblico a prescindere dalla proprietà. In questa chiave una riflessione andrà aperta sulla finalità delle aziende di servizio, profit o no profit, piuttosto che sulla proprietà stessa.

Sul piano energetico dobbiamo favorire la promozione delle fonti rinnovabili seguendo Kyoto, ma nel realismo che ci contraddistingue ridurre la dipendenza dal petrolio e dal gas, investendo anche su biocombustibili e carbone “pulito”, in base a specificità locali; inoltre non possiamo rimenare indietro e fuori dal circuito internazionale per la ricerca sul nucleare, dal momento che un paese come il nostro che dipende quasi esclusivamente dall’estero non può permettersi di lasciare nessuna strada chiusa verso l’autonomia di approvvigionamento di energiaLa valorizzazione del territorio è un’occasione di promozione della qualità della vita ed al contempo un’opportunità di crescita economica del nostro Paese.
Non dobbiamo pertanto trascurare l’applicazione di misure per lo sviluppo sostenibile, come:
· una politica dei trasporti che privilegi la ferrovia, incentivi la realizzazione delle Autostrade del Mare, e nelle città premi con incentivi e bonus il trasporto collettivo e l’uso delle due ruote;
• la promozione della vocazione dei “mille campanili italiani”, nel turismo nell’agricoltura, e nella valorizzazione del patrimonio artistico;
• Aiuti alle imprese per collaborare allo sviluppo sostenibile con meccanismi di incentivazione, sgravi e contributi fiscali, economici, ambientali, più che con imposizioni, norme di controllo e regolamentazioni formali.

IL BENESSERE E LO STARE BENE

La tutela del diritto alla salute oltre a doversi scontrare con i problemi di bilancio vive una fase di incertezza e confusione. Abbiamo 21 sistemi sanitari regionali (e provinciali), obbligando il cittadino a doversi districare in una vera giungla.
Prima di procedere a una liberalizzazione ancora più spinta dei sistemi regionali, occorre confrontare i diversi sistemi e scegliere un modello ottimale per utilizzare uno stesso schema di riferimento per organizzare la fornitura delle prestazioni, lasciando l’autonomia per decidere il livello e la quantità di servizi da erogare. Chiarezza, trasparenza, certezza e qualità della cura è ciò che chiedono i cittadini, che si possono garantire attraverso:
• misure per riequilibrare i servizi e trovare un modello di riferimento;
• riduzione dei tempi di attesa con sistemi unici di prenotazione;
• ripristino dell’esercizio della libera professione nei presidi;
• Istituzione di un fondo per il risarcimento di danni in seguito ad errori nella pratica medica ed asistenziale;
• Investire nei reparti di pronto soccorso e nella rete dell’emergenza-urgenza.

Ma un sistema di welfare può funzionare solo se favorisce davvero la riduzione delle differenze in nome di una giustizia sociale che non può permettere che chi sta bene, sta sempre meglio e chi sta male, peggiora sempre più le sue condizioni di vita.

L’esclusione sociale nasce nella marginalità che non è solo povertà, ma è indisponibilità a favorire la partecipazione alla comunità. Una politica di Centro, cristianamente ispirata ha il dovere morale prima ancora che politico di porre chi è in difficoltà al centro della sua azione, favorendo l’inclusione sociale ad ogni livello, abitativo, formativo e culturale, lavorativo, sapendo che è la famiglia il cardine dell’impegno all’inclusione sociale.
Per questo proponiamo una esenzione fiscale completa per le famiglie con un figlio disabile a carico con un reddito inferiore a 30 mila euro.
Proponiamo inoltre una mutua obbligatoria gratuita (in base al reddito) per l’assistenza alle persone non autosufficienti.
Particolare attenzione con politiche di incentivazione va rivolta al no-profit ed al volontariato impegnato nel sociale, come vanno favorite le reti di famiglie coinvolte nei problemi dell’esclusione, le quali per il ruolo primario che svolgono non vanno lasciate sole.

UN PAESE CON LE PORTE APERTE
SICUREZZA, LEGALITA’, GIUSTIZIA

I nostri nonni ci raccontano di Paese che non conosciamo più. Un Paese fatto di mille realtà, piccole e grandi in cui si viveva lasciando la chiave fuori la porta, e dove la sicurezza non era un problema per nessuno. Pur riconoscendo che la nostra cultura della solidarietà e dell’incontro con l’altro e dell’integrazione nella comunità sono le migliori armi, crediamo necessario investire in nuove strategie di difesa dalla piccola e grande criminalità. Proponiamo pertanto la possibilità di favorire in maniera capillare il monitoraggio delle strade, in particolare nei grandi centri, attraverso circuiti di telecamere web, in grado di individuare in modo immediato ogni possibile rischio ed eventualmente riuscire a prevenire crimini, furti, rapine e violenze sessuali. Si tratta di rinunciare ad un po’ di privacy, in cambio di più tranquillità e sicurezza.
Ma l’epoca che stiamo vivendo mette in evidenza sempre maggiore altre forme di insicurezze e paure, quelle da rischi di attentati terroristici, che stanno diventando una costante della nostra vita quotidiana, ed ai quali ci stiamo abituando con remissione ed inquietudine. Mai come in questa fase e in questo ambito è determinante la sfida della “glocalizzazione”, globale e locale: il terrorismo si sconfigge candidandoci come Europa nel dialogo e nella collaborazione con i Paesi Arabi e del bacino del Mediterraneo ed al contempo nell’impegno al livello urbano, cittadino. A rigore, non esiste un problema di sicurezza nazionale, ma uno al livello internazionale e uno metropolitano.
C’è bisogno di dialogo tra culture ad entrambi i livelli, va incoraggiata ogni iniziativa di integrazione, scambio, reciproca conoscenza e collaborazione. L’inserimento lavorativo per i giovani extracomunitari acquisisce una priorità assoluta per sottrarli alla criminalità ed al terrorismo. Azioni di intelligence, investimenti in tecnologie per la sicurezza, e risorse umane nelle forze dell’ordine sono da incrementare ad ogni livello.

LEGALITA’ E GIUSTIZIA

La centralità dei problemi della giustizia dovrà essere una delle priorità della nuova iniziativa di governo. Al termine di una stagione non felice dell’amministrazione della giustizia, le nuove sfide democratiche impongono una assoluta sinergia propositiva ed un ritrovato equilibrio tra le varie categorie di soggetti che, a diverso titolo, afferiscono al mondo giudiziario. Per realizzare i suddetti obiettivi, dobbiamo favorire:
· la conferma della autonomia ed indipendenza della magistratura, con una più netta demarcazione di funzioni tra quelle giudicanti e quelle inquirenti, comunque assicurando la indipendenza interna del giudice anche dai condizionamenti che potrebbero venire dal suo stesso apparato;
· un intervento legislativo che riduca il più possibile i meccanismi e le tecniche dilatorie nel processo penale, finalizzato alla ricerca di un equilibrio tra la certezza della conclusione utile del giudizio in tempi ragionevoli ed il rispetto del più ampio diritto di difesa possibile;
· un intervento legislativo che riveda il meccanismo delle comunicazioni di garanzia;
· un intervento legislativo che aumenti il potere dello Stato di liberarsi, nel processo civile, di una grande numero di nuove cause tramite un preliminare giudizio di inammissibilità della domanda palesemente infondata nonchè la previsione di sentenze abbreviate, in accordo tra le parti, che permettano una effettiva riduzione dei tempi dei procedimenti;
· un intervento legislativo che riformi il processo fallimentare;
· la previsione nell’ordinamento di nuove figure professionali quale “l’assistente del giudice” cioè un diretto collaboratore dell’ufficio giudiziario che coadiuvi il titolare dell’ufficio nella selezione delle pratiche e nelle istruttorie dei procedimenti giudiziari di natura penale, civile ed amministrativa; tale figura sarà un iscritto all’albo praticanti avvocati, che svolgerà questo servizio con valore di pratica legale.
· il potenziamento delle strutture giudiziarie attraverso un incremento delle quote di finanziamento statale destinata al “servizio giustizia”;
· la revisione delle sedi giudiziarie e l’eventuale riduzione ed accorpamento degli uffici giudiziari organizzati sul territorio anche attraverso una attenta analisi socio-economica dei fabbisogni di giustizia e finalizzata ad una reale riduzione delle spese del personale, in funzione dei parametri proporzionali cittadinanza – carico giudiziario – attitudine alla delinquenza nel territorio;
· la previsione, nel processo civile, di sentenze abbreviate, in accordo tra le parti, che permettano una effettiva riduzione dei tempi dei procedimenti;
· una nuova politica di riorganizzazione del sistema carcerario che dovrà garantire una migliore qualità di vita all’interno delle strutture di detenzione che permetta ai detenuti l’effettiva garanzia dei diritti umani anche per mezzo della eliminazione del sovraffollamento.

IL CITTADINO COME ARBITRO

Abbiamo imparato dalla nostra storia che il tema delle riforme istituzionali si presenta come un processo che deve toccare tutti e tre i termini del rapporto fondante della nostra democrazia: partiti, istituzioni, cittadini, con l’obiettivo di far valere per ciascuno il nesso consenso-potere-responsabilità (Roberto Ruffilli).
La Costituzione è il patto che lega i cittadini di una libera repubblica ispirata a principi democratici. Come tale essa dovrebbe essere il frutto di una larga condivisione e non un’opera di parte. Per contro la legge votato dalla attuale maggioranza contrasta con i più elementari principi di un moderno stato costituzionale.
Esprimiamo un giudizio radicalmente negativo sulla parte della cosiddetta devolution ed al riparto tra i poteri dello stato. La devolution infatti incide pesantemente sull’unità della Repubblica, favorendo le regioni più ricche a danno di quelle più povere, incidendo così sul principio di uguaglianza dei cittadini. Circa il riparto tra i poteri dello stato, viene eliminato il principio di separazione dei poteri che caratterizza un moderno stato costituzionale.
Pertanto noi ci impegneremo a favorire l’abrogazione totale della riforma costituzionale ora in discussione. Il Giudizio radicalmente negativo sulla riforma non ci sottrae dall’esigenza di apportare modifiche alla seconda parte della costituzione relativamente alle disposizioni che col tempo si sono rivelate inefficienti. Fermo restando l’intangibilità della prima parte della costituzione che contiene i diritti e i doveri dei cittadini, opportune modificazioni possono essere apportate alla struttura ed alla composizione dei due rami del Parlamento, anche per tener conto dello stato delle autonomie che si è progressivamente venuto affermando a seguito delle modifiche del titolo V della Costituzione.
In ogni caso va ricercato uno snellimento delle procedure legislative e dell’iter di approvazione innumerevoli passaggi tra Camera e Senato.
Opportuna attenzione infine va riservata ai rapporti tra Governo e Parlamento se è presente la necessità di avere un Governo forte è altrettanto necessario avere un Parlamento autorevole e forte.
Così come chiediamo un Parlamento forte, vogliamo a livello locale più partecipazione delle assemblee comunali, provinciali e regionali che rappresentano le comunità nella loro globalità. Questo non significa che non vogliamo dare stabilità alle amministrazioni locali, per le quali chiediamo la possibilità del terzo mandato per i Sindaci. La nostra tradizione cattolica-democratica, anche per il sistema delle autonomie, ci ricorda la necessità di riconoscimento di un’autonomia specifica dell’istituzione, di compiti specifici e funzioni di governo precise, di un aumento della capacità decisionale, di poteri e di controlli, nel rapporto con i poteri centrali, con i cittadini ed anche con i partiti.
Si impone quindi trasparenza e partecipazione o – secondo un’intuizione dei costituenti democristiani – la necessità di una reale democrazia di base per ogni istituzione legata a determinate collettività.

L’ITALIA EUROMEDITERRANEA NEL MONDO

Il mondo di oggi è di fronte ad un radicale cambiamento in direzione multipolare. Oggi stanno emergendo nuove grandi potenze delle quali è necessario tenere conto. Innanzitutto Cina, ma anche Russia, India, Indonesia, Brasile (senza dimenticare l’Argentina, che ha anche legami particolari con l’Italia) o il Sud Africa nel continente africano, sono i nuovi protagonisti economici e politici del mondo che cambia.
L’Italia, pur vantando un’ importante storia sulla scena politica internazionale, come fondatore dell’ Europa unita, partner privilegiato dei paesi dell’altra sponda del Mediterraneo, così come all’interno dei rapporti transatlantici, oggi, purtroppo, ha perso il ruolo di leader europeo dei paesi mediterranei, ed i rapporti con gli Stati Uniti sono relegati ad atti di amicizia personale e di “pacche sulle spalle”.
In questa chiave riteniamo necessario confermare la nostra adesione ai dettami costituzionali, sottolineando la fedeltà ai principi sanciti dai costituenti e ribadendo in particolare con forza l’attualità dell’articolo 11 della Costituzione, circa il ripudio della guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie.
La politica estera italiana deve trovare un nuovo slancio dopo un periodo di arresto che ha subito negli ultimi anni. Abbiamo contribuito a garantire stabilità e sicurezza grazie ad un sistema comune di difesa con gli Stati Uniti. La stessa costruzione della UE è una forma di rafforzamento di tale strategia che va sempre più ricercata e perseguita, prestando maggiore attenzione :
· allo sviluppo del “partenariato” (oltre ai rapporti USA – UE, nella NATO, si privilegino i rapporti con le nuove potenze economiche che si affacciano sulla scena mondiale;
· alle responsabilità dirette in aree di crisi (dai Balcani al Medioriente);
· al potenziamento delle strutture di intervento di carattere militare (corpi speciali, trasporti aerei, mezzi navali veloci, ecc.) ma anche civile ed umanitario (protezione civile, operatori sanitari, ecc.) per sostituire gli “interventi preventivi” di carattere repressivo, con azioni preventive umanitarie.

Inoltre, in tale contesto, riveste una particolare importanza il tema della riforma delle Nazioni Unite. Con il sistema delle Nazioni Unite, è stato creato un sistema internazionale fondamentalmente ispirato agli stessi principi che regolavano i sistemi politici interni delle democrazie. La libertà di ogni popolo di scegliersi la forma di governo preferita; la conformità di ogni eventuale futuro mutamento territoriale ai voti liberamente espressi dai popoli interessati; la possibilità per tutti i paesi di accedere in condizioni di parità alle materie prime e agli scambi necessari per la loro prosperità economica, l’impegno alla rinuncia dell’uso della forza se non motivata come intervento per respingere un’aggressione, e non deciso unilateralmente, ma deciso dagli stati in seno alla nuova organizzazione.
E’ ormai necessario ripensare un’organizzazione vecchia di 60 anni, senza rinunciare ai principi ispiratori, ma invece attuandoli seriamente oggi più che mai. Sarà importante tenere conto per la revisione delle strutture della comunità internazionale della rappresentatività, legittimità, imparzialità, efficienza, ed efficacia nel perseguire il bene comune della famiglia umana.
La riforma deve rappresentare un salto di democratizzazione generale nel modo di gestire i processi internazionali. Particolare attenzione va data alla riforma delle Istituzioni finanziarie internazionali. Il sistema delle organizzazioni internazionali non guarda, non governa e non corregge gli effetti più negativi del grande processo di globalizzazione. La lotta alla povertà nel mondo deve rappresentare un impegno prioritario, e bisogna costruire nuove politiche e nuovi rapporti tra Nord e Sud del mondo.
Assume una rilevanza centrale oggi la promozione, il rispetto e la difesa dei diritti umani.

Questi ultimi, con la pace e la sicurezza comune, sono gravemente minacciati. Il terrorismo e la violenza vanno combattuti con tutte le forze e tutti i mezzi a nostra disposizione. Ma vanno anche combattuti evitando di cadere nella trappola della cultura della paura, di cedere alla tentazione dell’odio e della violenza, rafforzando la cultura della cooperazione e della solidarietà, che rappresenta l’unica via per giungere ad una pace duratura.
Con il terrorismo si sta diffondendo la paura nelle nostre società ed il rischio di scontro tra le culture e le civiltà. Invece, occorre innanzitutto ripartire dal rispetto per la dignità unica ed inalienabile della persona umana. Entrare nella logica di rafforzare la cooperazione e la solidarietà.
Pace, sviluppo e diritti umani vanno di pari passo e rappresentano l’unica via per garantire un futuro migliore. Un autentico concetto di pace, duraturo, non potrà prescindere dal dialogo interreligioso e interculturale. Invece dello scontro di civiltà, occorre ragionare in termini di dialogo e interdipendenza tra i popoli e le culture. In un mondo globalizzato segnato dall’esclusione e dalla povertà di milioni di esseri umani, si fa sempre più pregnante l’esigenza di favorire il dialogo tra le civiltà in difesa dei diritti delle persone più emarginate. Sarebbe importante ripartire da un nuovo modo di pensare lo sviluppo che consenta di attuare una lotta efficace alla povertà.

Anche l’Europa sta affrontando un periodo difficile. La grande idea di un’Europa unita, nata dalla mente e dalla capacità di progettare di grandi statisti come De Gasperi, Schuman, Adenauer sta vivendo un momento di grande smarrimento. L’esito negativo dei referendum francesi ed olandesi sono stati vissuti come un “terremoto” nella costruzione europea. In realtà abbiamo costruito un grande mercato comune, ed abbiamo appena proceduto ad un allargamento senza precedenti, ricongiungendo una parte dell’Europa che era stata separata per molti decenni.
Si sta aprendo una nuova fase di allargamento con l’apertura dei negoziati con la Turchia, e con la Croazia. Forse sarebbe opportuno sfruttare questo momento di stallo della costruzione europea per riflettere più approfonditamente sull’Europa dei cittadini. Oggi i cittadini europei si sentono a volte lontani dalle loro istituzioni, che spesso non conoscono nemmeno. Grandi passi in avanti sono stati compiuti, in particolare, nelle diverse tappe della costruzione europea, e, nel periodo più recente, il ruolo del Parlamento europeo è lentamente cresciuto.
Oggi serve una forte riflessione su una cittadinanza europea. Dopo la costruzione del mercato unico, è venuto il momento di consolidare il risultato costruendo un’Europa dei cittadini, e riflettendo sulla costruzione di un’Europa sociale e di una effettiva cittadinanza europea, con particolare attenzione ai giovani. C’è in sostanza bisogno di più Europa, e l’Italia potrà e dovrà fare la sua parte da protagonista, contraddistinguendosi come ha sempre fatto nella storia dell’Unione Europea.

E’ chiaro che l’attenzione per cittadini europei di oggi e di domani non può lasciare in ombra le attese ad i problemi delle comunità italiane nel mondo: è un nostro preciso dovere, stare al loro fianco per aiutarle a risolvere i loro problemi economici, sociali ed umani. In tale direzione si dovranno favorire forme di incentivi per esaudire il desiderio di molti connazionali di rientrare in Italia, permettendo anche la possibilità di avere nuove opportunità economiche e commerciali come sistema Paese. In particolare, ancora una volta, l’accento va posto sui giovani, prevedendo specifiche agevolazioni per i figli dei nostri connazionali che volessero venire a studiare in Italia.

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